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Benevento – Martedì 29 novembre, alle 17.00, nell’Auditorium del Museo del Sannio di Benevento, si svolgerà un convegno per ricordare la figura del prof. Gianni Vergineo, storico, letterato ed uomo politico del Sannio a 100 anni dalla nascita. A pochi giorni dall’uscita della sua ultima opera postuma “Il Drago a San Giorgio. Arturo Bocchini (Capo della Polizia Fascista) e Heinrich Himmler (Capo delle SS) a San Giorgio del Sannio” si terrà questo momento/atto di omaggio.
Porterà i saluti Nino Lombardi, presidente della Provincia di Benevento ed introdurrà il figlio prof. Giancarlo Vergineo.
Seguiranno gli interventi di Salvatore Colatruglio sul tema: “Vergineo uomo del Fortore”; Mario Pedicini, “Vergineo educatore del Liceo Giannone”; Pier Luigi Rovito, “Vergineo uomo di cultura”; Roberto Costanzo, “Vergineo politico”. 
“Uomo di profonda cultura – racconta il figlio Pierluigi – medaglia d’Oro del Ministero della Pubblica Istruzione, allievo del grande Fiorentino Sullo di Avellino (unico intellettuale a possedere più libri di lui, circa 60.000 volumi), prediletto del senatore costituente Pietro Perlingieri, amico fraterno di Bosco Lucarelli, vicepresidente della Provincia di Benevento, si fece promotore della “marcia della fame” del 1957 che, da San Bartolomeo in Galdo, doveva raggiungere Roma.
La marcia di migliaia di contadini e braccianti che chiedevano di coltivare le terre demaniali in abbandono. Come Portella delle Ginestre in Sicilia la manifestazione fu violentemente repressa dalle forze di polizia.
Con Ciccio Romano contribuì nello stesso periodo a porre fine alla vergognosa vendita dei “valani”, dei garzoni, sulle scale del Duomo di Benevento il giorno dell’Assunta. Uomo di rara sensibilità, nei suoi scritti principali come la “Storia di Benevento e dintorni” e la “Cultura letteraria italiana”, ha sondato con gli strumenti della psicanalisi l’anima umana e le sue perversioni.
In questo suo ultimo lavoro postumo “Il drago a San Giorgio” spiega come solo lui sapeva fare, l’insensatezza del “male” inteso come tanatos (morte), archè (potere), plutos (ricchezza) e fobos (terrore). Oggi, vedendo le immagini di Putin, il feroce dittatore responsabile della morte di migliaia di oppositori, che attraversa un portone d’oro ed entra nella lussuosa sala dei ricevimenti del Cremlino, sovvengono le sue parole sulla “sapienza del cuore” che non nasce nelle menti raffinate dei politici, degli intellettuali, degli industriali, degli aristocratici ma nei cuori semplici dei contadini, operai, artisti, sacerdoti.
Per questo, disprezzava le oligarchie e credeva fermamente nella democrazia espressa dal popolo”, conclude Vergineo.