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“Il licenziamento del segretario generale della Rocca, Franco Nardone, da parte del presidente della Provincia, al netto del mandato fiduciario, è un atto grave considerando le dichiarazioni rese dallo stesso Di Maria”.

Così in una nota Pasquale Maglione, deputato del Movimento Cinque Stelle. Che prosegue:

“Secondo il presidente infatti il rapporto con Nardone si è incrinato a causa della condotta del segretario che ha la colpa di aver impugnato degli atti amministrativi.

Come se il suo ruolo, quello appunto di segretario e responsabile per l’anticorruzione per conto dell’ente non fosse quello di sorvegliare anche su eventuali storture degli atti prodotti dall’amministrazione. Di Maria in sostanza con il licenziamento di Nardone contesta al dipendente di aver svolto il suo lavoro e decide con un atto che desta curiosità, anche per la tempistica, di sollevarlo da ogni incarico.

Ricordiamo che grazie a Nardone l’Autorità Nazionale Anticorruzione, sta facendo luce sull’incarico del direttore Generale Nicola Boccalone, che in virtù degli altri incarichi ricoperti, potrebbe risultare incompatibile, così come il Movimento 5 Stelle aveva ipotizzato.

Non escludo che il procedimento possa concludersi favorevolmente per l’attuale dirigente, ma prendiamo atto che, al momento, un’autorità nazionale ne stia verificando la compatibilità dell’incarico e che la stessa abbia individuato diversi profili critici. Controversie che l’attuale Presidente, si spera ancora per poco, avrebbe potuto evitare se avesse riflettuto sui rilievi di Franco Nardone che, inascoltato, ha ritenuto necessario informare l’ANAC. Caso analogo si è avuto nella nomina del consigliere Parente e anche in quel caso abbiamo avuto ragione. Di Maria ci ha purtroppo abituato a una gestione della Provincia del tutto arbitraria, ma l’attenzione su certe scelte deve restare alta, il presidente non è il sovrano della Rocca”.