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“A una donna campana di 44 anni affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è stato negata la possibilità di procedere al suicidio medicalmente assistito dall’Asl. Secondo l’ente, dei quattro requisiti individuati dalla sentenza della Corte Costituzionale 242/2019 in sede di visita ne emergerebbe solo uno, ossia la una patologia irreversibile a fronte degli altri tre requisiti quali le sofferenze ritenute intollerabili dalla paziente, la dipendenza da un trattamento di sostegno vitale e la volontà di procedere con la morte volontaria assistita”. Così in una nota il consigliere regionale Luigi Abbate in occasione della odierna riunione del Consiglio regionale.

“A mio avviso – aggiunge – la drammatica situazione della paziente rientra chiaramente nei quattro requisiti della Corte, di fatto negare le sofferenze altrui è inaccettabile, inoltre la Corte Costituzionale attraverso la sentenza 135/2024 ha confermato che i trattamenti di sostegno vitale includono anche quei trattamenti farmacologici o strumentali, senza i quali avverrebbe un rapido decesso. Infine, la richiesta della paziente al suicidio medicalmente assistito è indicativo della volontà di procedere. La donna, infatti, ha presentato un ricorso urgente in tribunale e ha dichiarato di non voler essere condannata alla sofferenza. Purtroppo ad oggi la proposta di legge che ho avanzato in Regione, sulla base della sentenza numero 242/2019 della Corte Costituzionale, pur essendo stata incardinata dal Consiglio Regionale a marzo, attualmente è ancora bloccata. Questo denota una mancanza di confronto su un tema cosi importante, ma anche una assenza di empatia, sensibilità e umanità verso la sofferenza altrui”.