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Riceviamo e pubblichiamo una lettera, carica di emozioni e di punti di domanda, di Carmela, mamma del piccolo Diego, che ha visto il proprio figlioletto perdere la vita al ‘Fatebenefratelli’ dopo una serie di eventi che chiedono risposte:

“Mi chiamo Carmela e Vi scrivo questa breve lettera per raccontarVi la storia di un piccolo guerriero e della sua battaglia nell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù – Fatebenefratelli di Benevento.

Il 13 settembre 2022 è stato il giorno più bello della mia vita, ossia il giorno in cui, dopo solo 6 mesi di gestazione, presso l’Ospedale Sacro Cuore di Gesù – Fatebenefratelli di Benevento è nato il mio Diego.

Naturalmente, come accade ad ogni nascituro pretermine, il piccolo Diego è nato senza aver ultimato lo sviluppo all’interno dell’utero materno e, di conseguenza, non in grado di essere autonomo. 

Pertanto, avendo gravi problemi all’apparato respiratorio, Diego è stato ricoverato presso il reparto U.T.I.N. (Unità di terapia intensiva neonatale) dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù – Fatebenefratelli di Benevento che garantisce o dovrebbe garantire quegli approcci ‘aggressivi’ fondamentali per i pazienti che sulla carta fanno dell’instabilità la loro caratteristica principale.

Nello specifico, il mio bambino è stato messo in una incubatrice, intubato ed alimentato attraverso sondino naso- gastrico.

Malgrado la sua fragilità, Diego ha dimostrato sin da subito di avere la ‘stoffa’ di un combattente! Seppure lentamente, le sue condizioni miglioravano di giorno in giorno, riuscendo persino a respirare in maniera autonoma.

Tutto sembrava andare per il meglio, fino a quando il 20 settembre 2022 gli è stata diagnosticata una infezione da Escherichia Coli.

Da quel momento in poi la situazione è precipitata.

Gli effetti della detta infezione si sono manifestati attraverso l’insorgenza di febbre molto alta e mio figlio ha iniziato a stare molto male.

Letteralmente terrorizzati dalle condizioni cliniche di nostro figlio, io e il mio compagno siamo stati disposti a qualsiasi cosa.

Invero, con grande insistenza, abbiamo ripetutamente chiesto ai medici di poter ricevere il ‘nulla osta’ per trasferire il piccolo Diego in un’altra struttura.

In quei tragici momenti, io e il mio compagno ci siamo ‘aggrappati’ ad ogni barlume di speranza, dunque, non abbiamo voluto trascurare la ‘chance’ di sottoporre nostro figlio alle cure di una struttura medica diversa e da noi selezionata in considerazione delle peculiarità cliniche di Diego.

Purtroppo, i medici che avevano in cura Diego si sono costantemente opposti alle nostre richieste di trasferimento ritenendo che non fosse necessario.

Il 24 settembre 2022, compiendo quello che successivamente avrei scoperto essere l’ultimo atto di amore materno nei confronti del mio/nostro piccolo Diego, su indicazione dei medici ho donato del sangue che sarebbe dovuto servire per aiutarlo.

Tutto è stato inutile!

Il 25 settembre 2022, dopo 13 giorni di vita ‘combattuta’ minuto per minuto, nostro figlio è deceduto.

La perdita di Diego ci ha distrutti, portandoci a sprofondare nella depressione.

Durante questo periodo, con grande difficoltà, io e il mio compagno abbiamo pensato e ripensato a tutto quello che è accaduto, interrogandoci continuamente:

“se ci avessero lasciato portare Diego in una struttura specializzata ora sarebbe ancora con noi?

Perché i medici non hanno acconsentito ad un trasferimento in altra struttura?

Come è stato possibile che nostro figlio abbia contratto quella maledetta infezione?

Perché abbiamo visto accedere al reparto persone prive di presidi igienico- sanitari (mascherine, guanti)?

Perché per scaldare l’incubatrice era necessario ricorrere all’utilizzo di un guanto riempito di acqua calda? Ciò potrebbe aver inciso sulla sterilità dell’ incubatrice e, dunque, agevolato l’infezione ?

È stato davvero fatto tutto quanto dovuto per tutelare la salute di Diego?”

Ebbene ad oggi non abbiamo alcuna risposta ai nostri interrogativi che, pertanto, restano, insoddisfatti.

Però, nell’infinito numero di dubbi e perplessità in merito al tragico evento che ci ha coinvolti si insinua una solida certezza: NON È POSSIBILE lasciare che un neonato muoia per un’infezione che ha contratto nell’ospedale successivamente alla nascita!

Siamo consapevoli che nulla potrà mai ridarci indietro nostro figlio ma, ricordandolo, vogliamo fare quello che lui in soli 13 giorni di vita ci ha insegnato: COMBATTERE.

Combattere per delle risposte, combattere per evitare che altri si trovino nelle nostre condizioni, combattere per la vita che da quel 25 settembre abbiamo messo da parte a causa della morte del piccolo Diego.

Per questi motivi, oltre ad esserci rivolti allo Studio Legale Vincenzo Piscitelli & Partners per la tutela dei nostri diritti in ogni sede giudiziaria, abbiamo deciso di raccontarVi la storia di Diego, sperando che tramite Voi arrivi il ‘più lontano’ possibile”.

In fede

Carmela D.F.

Daniele S.