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Benevento – L’ictus celebrale rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. E’ la principale però per la disabilità e la seconda per la demenza. Grazie alla terapia trombolitica ed alla stroke unità la mortalità è però ridotta del 3%.  L’ospedale “G. Rummo” si attesta come eccellenza nel panorama nazionale.

“Si tratta di terapie che rappresentano un punto di orgoglio, utili a curare diverse patologie una di queste è il trattamento per il morbo di parkinson”. Così Michele Feleppa direttore del reparto di Neurologia.

“I pazienti che si rivolgono a noi svolgono una terapia riabilitativa all’avanguardia. Sono certo che Benevento possa diventare un riferimento per l’intera Regione, abbiamo un esperienza di organizzazione tra le migliori in Italia”. Ha confermato Direttore Generale Renato Pizzuti.

Da circa tre mesi utilizziamo un trattamento all’avanguardia per la malattia del parkinson, il paziente migliora in modo importante”. “Questo ospedale possiede ottime tecnologie e si candida come uno dei migliori, viviamo come tante strutture difficoltà oggettive, ma ci siamo impegnati a rilanciare la sanità pubblica”.

Il trattamento sub-intensivo dei pazienti colpiti da ictus il monitoraggio costante delle funzioni vitali e il personale medico ed infermieristico dedicato, consentono di abbattere il rischio di mortalità e le complicanze, permettendo così di superare la fase critica e di avviare il paziente alla riabilitazione.

Innovativa anche le tecniche per la cura dell’emicrania cronica capace di restituire una vita quasi normale. Di grande rilievo anche l’esperienza degli operatori nel campo dello studio e del trattamento delle cefalee.

Sostegno all’ammalato ma anche alle famiglie. Lo ha sottolineato il sindaco Clemente Mastella: “Intere famiglie vivono drammi a causa di malattie come l’Alzheimer patologie che conosce bene perché hanno colpito mio padre e mia nonna.   Sono pazienti difficili da curare, la famiglia al sud, rappresenta ancora un sostengo che sostituisce persino quello che le istituzioni dovrebbero fare, ma occorre fare qualcosa di più, perché le spese sanitarie spesso diventano insostenibili.  Avevo anche proposto la figura della badante di quartiere ma visto i tagli non è stato possibile inserirla”.