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Benevento – Tre, nove, diciotto, ventiquattro. Numeri in fila che acquistano valore in un contesto più ampio. Mai in questa stagione i giallorossi avevano ottenuto una vittoria esterna con un margine superiore ai due gol. Mai Massimo Coda si era spinto oltre le ‘colonne d’Ercole’ della doppietta personale. E mai, negli ultimi due mesi, la Strega aveva chiuso una partita con la porta inviolata. 

E allora iniziamo pure a dare un senso a quei numeri. Partiamo dal nove, che non è solo l’identità del bomber di Cava. Nove erano anche le partite consecutive in cui Montipò aveva raccolto almeno una volta il pallone in fondo al sacco. Era dal 16 febbraio che la difesa giallorossa veniva bucata in continuazione con ripercussioni sulla classifica e sulla solidità della retroguardia. Un trend invertito proprio ieri, si spera in maniera decisa anche per il futuro. Per puntare in alto Bucchi ha bisogno di ripartire proprio da questo genere di convinzioni, ieri rinsaldate dall’ottima prestazione dei due centrali e dalla predisposizione al sacrificio dei due esterni difensivi che hanno trovato nei centrocampisti di rottura (più in Del Pinto e in Bandinelli che in Tello) alleati importanti nello sventare le transizioni offensive scaligere. 

Diciotto sono invece i gol di Coda, troppe volte criticato ingiustamente da chi si aspetterebbe un centro per ogni tiro in porta. Una roba che nemmeno alla PlayStation pare possibile. Diciotto gol che diventano diciannove contando quello segnato in coppa Italia all’Imolese lo scorso agosto. Uno score impressionante addirittura ridotto da tre errori dal dischetto. Ieri anche questo fantasma è stato esorcizzato con la tripletta rifilata a Silvestri, portiere che aveva neutralizzato il suo cucchiaio un girone fa. Impressiona, di Coda, il non non fare una piega davanti ai cambi di modulo. Ha segnato da punta centrale nel 4-3-3 di inizio anno, in coppia con un partner ‘leggero’ come Insigne nel 3-5-2 e con una punta di peso come Armenteros nel 4-3-1-2, sfruttando gli spazi creati dall’asse centrale Viola-Ricci. La capacità di adattarsi alle situazioni lo rende un elemento imprescindibile, oltre che un attaccante invidiato da ogni allenatore. 

C’è poi un altro numero, quel ventiquattro, che si piazza a metà tra il terreno del sorriso e quello dell’amarezza. Si riferisce ai punti conquistati in trasferta, dove i giallorossi hanno vinto ben sei volte, pareggiando in altrettante occasioni e perdendo solo in quattro circostanze. Ventiquattro punti in sedici gare, per uno score identico a quello del Brescia capolista e inferiore di due lunghezze a quello del Palermo. Anche il Lecce, pur con una partita in più, ha fatto peggio (23). In casa, con lo stesso numero di gare giocate, la Strega ha raccolto 29 punti. Delle due l’una: o si è fatto troppo bene fuori, o troppo male tra le mura domestiche. La risposta è tutta nei cinque ko con Foggia, Ascoli, Verona, Spezia e Palermo che hanno trasformato il Ciro Vigorito da fortino a stadio espugnabile. 

I numeri spesso segnano distanze, e per fortuna quelle dal quinto posto aumentano dopo il turno di Pasquetta. Il Benevento era andato a Verona con l’intento di iniziare a blindare la semifinale play off e ha chiuso il primo lucchetto. Il Pescara deve ancora riposare ed è lontano tre punti (che diventano quattro, considerando una differenza reti ben peggiore rispetto ai giallorossi); il Verona a parità di gare giocate è staccato di cinque lunghezze (virtualmente sei per il bilancio nei confronti diretti), lo Spezia sette. Margini rassicuranti, ma non troppo. Rilassarsi in questa serie B non è mai una buona idea.