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Benevento – Paolo Messina risulta al momento irreperibile. Il reo confesso dell’omicidio di Antonello Rosiello 41 enne imprenditore della pasta ucciso la notte del 25 novembre 2013 con due colpi di pistola alle spalle. Messina era sottoposto a sorveglianza speciale.

Ricapitolando – I fatti risalgono al novembre 2013 quando si verificò l’omicidio in un piazzale adiacente a via Carlo Pisacane al Rione Libertà di Benevento. Verso le ore 2:20 di lunedì 25 novembre le Squadre Volanti, dopo segnalazioni anonime, intervennero sul posto segnalato dove trovarono riverso a terra Antonello Rosiello, imprenditore 41enne di Benevento. Subito si avviarono le indagini e dall’analisi delle telecamere cittadine venne rilevato il passaggio di un’autovettura Mercedes Classe A, che transitava nei pressi del luogo del delitto ad alta velocità.

Dopo qualche ora di ricerche e indagini si arrivò a Paolo Messina, titolare di una ditta di caldaie, all’epoca dei fatti 31enne. L’uomo si recò dal suo avvocato di fiducia, Angelo Leone, per confessare l’omicidio. A Messina venne notificato, così, il fermo di indiziato di delitto emesso dalla locale A.G. per omicidio, porto e detenzione di due armi clandestine e ricettazione.

Dopo mesi arrivarono le risultanze dell’autopsia, eseguita dal medico legale Monica Fonzo: Rosiello era stato centrato da due colpi di pistola di una Smith & Wesson calibro 38, entrambi esplosi alle spalle: uno alla testa, l’altro alla schiena. Pistola che era stata ritrovata poco dopo l’omicidio in un borsello nascosto in una siepe insieme ad una semiautomoatica 9×21 con nove cartucce nel caricatore e una in canna, nascosta, invece, nell’auto di Messina.

Tre giorni dopo l’omicidio, il 28 novembre 2013, durante l’interrogatorio fiume condotto dal Gip Flavio Cusani, Paolo Messina spiegò che lui e Rosiello dovevano risolvere una questione che lo preoccupava da tempo. Un fatto relativo alla sua attività commerciale che era attenzionata da delinquenti locali che quella notte, probabilmente, avrebbero agito incendiando il magazzino.

Secondo Messina la vittima al momento dell’incontro era munito di pistola proprio perché doveva aiutarlo a proteggere il magazzino della ditta. Durante l’appostamento a via Carlo Pisacane dove si trova il magazzino in questione ci sarebbe stata però la lite in macchina dopo che Messina aveva chiesto la restituzione dei soldi, circa 40mila euro, che Rosiello gli doveva. “Rosiello mi ha puntato la pistola al viso” dichiarò Messina. Da lì, la decisione di difendersi sparando e uccidendo Antonello Rosiello.

Il nuovo colpo di scena ci fu alla fine del gennaio 2015 quando Messina venne rimesso in libertà su decisione del Riesame, che aveva accolto l’appello del suo difensore contro la proroga di tre mesi delle indagini decisa a novembre 2014 dal gip Flavio Cusani. La decisione del Riesame di Napoli venne motivata dal fatto che le indagini, nei confronti di Messina, andavano terminate, secondo la norma, nel giro di un anno e, ad ogni modo, non avevano carattere di eccezionalità.

Otto mesi dopo, il 22 settembre 2015, il rinvio a giudizio per Paolo Messina che nel frattempo si era anche sposato. Poi la rabbia e l’indignazione dei parenti della vittima che poco dopo il rilascio avevano sollevato la questione e chiesto giustizia.

Dunque, rinvio a giudizio per Messina e prima udienza del processo che parte il 23 febbraio del 2016. Nell’ultimo anno e mezzo altri colpi di scena sia dentro le aule di tribunale, con il rinvio a sorpresa per l’assenza del giudice popolare, le testimonianze dei parenti della vittima e di altri debitori di Messina, che fuori dall’aula. L’imputato, infatti, venne sorpreso ad ottobre 2016 e a giugno 2017 a violare gli obblighi imposti dal Tribunale.

E’ l’11 ottobre del 2017 quando il PM Miriam Lapalorcia chiede 30 anni per Paolo Messina, 21 per il delitto, 9 per ricettazione e porto di un’arma con matricola abrasa. La ricostruzione secondo l’accusa: il movente, anzitutto; quel debito di 42mila euro che Rosiello non aveva onorato e che avrebbe pagato con la vita; “l’imputato sarebbe andato a prendere la vittima a casa, armato, con la sua Mercedes perché rivoleva i soldi. Probabile poi che abbiano litigato durante il tragitto verso Benevento, dove Messina l’ha condotto per ucciderlo”.

Dopo la discussione degli avvocati Vincenzo Sguera e Vincenzo Regardi, per le parti civili, e l’arringa dell’avvocato Angelo Leone è arrivata la sentenza della Corte di Assise che lo ha visto condannato a venticinque anni.