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Il suo intervento  è stato accolto dal fragoroso applauso di pubblico e istituzioni. Oreste Vigorito ha raccontato aneddoti della sua storia d’amore con il Benevento Calcio nel corso della presentazione dell’undicesimo trofeo “Città di Telesia” presso la sala convegni “Mario Liverini”. Il numero uno giallorosso, premiato con una targa dall’amministrazione comunale, si è soffermato sulle origini, e in particolare sul marzo 2006, mese in cui decise di acquisire le quote del Benevento insieme a suo fratello Ciro: “Quando arrivai nel Sannio per firmare l’atto notarile non volli vedere i conti, ma mi resi subito conto della situazione. La squadra non aveva i soldi per andare a Prato e quando mi trovai ad incontrarla non avevo tanta voglia di parlare. A quel punto mio fratello Ciro spinse affinché lo facessi, ed entrambi notammo che l’allenatore dell’epoca non aveva neanche la divisa ufficiale, ma indossava quella del Taranto”. Aneddoti che rendono l’idea di quanto fosse complicata la situazione a livello organizzativo, ma necessari, a detta di Oreste Vigorito, per il raggiungimento del traguardo della serie A: “Dopo undici anni mi hanno chiesto quando ho capito che sarei andato in serie A. Ho dato una risposta che è ancora sulla bocca di tutti: l’ho capito a marzo 2006, in quei momenti così complicati per il club”. 

Il merito di tutto questo è ascrivibile alla figura di Ciro Vigorito: “Senza mio fratello nulla di tutto questo sarebbe stato possibile – ha proseguito il presidente sannita – Hanno provato a fermarci in tutti i modi, ma è stata la sua capacità di organizzare le cose che ha portato il Sannio e Benevento così in alto. Quando lui ci ha lasciati io affrontavo un momento difficile a causa di altre delicate vicissitudini personali delicate. E’ facile comprendere che il calcio fosse il mio ultimo pensiero, ma avevo una promessa fatta insieme a lui ai bambini che mi chiedevano di non andare via. Una promessa fatta alla mia famiglia, alla gente di Benevento. Volevo dare un sorriso alle persone attraverso il calcio e penso di esserci riuscito”.