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Benevento – Questa mattina i Magistrati di Benevento, proseguendo nel percorso di apertura alla realtà sociale del territorio sannita,  hanno partecipato al cashmob per l’acquisto dei prodotti per sostenere le attività sociali e a km 0 della fattoria sociale “Orto di casa Betania”, impegnata da anni in un’azione di inclusione di giovani meno fortunati, tra cui ex detenuti, nel tessuto sociale ed economico di Benevento. Uomini e donne che attraverso misure detentive alternative provano a riappropriarsi della propria vita, compiendo attività lavorative e sociali che rieducano anche alla relazione con gli altri.

Presenti, oltre ai rappresentanti Caritas promotori, tra gli altri, dell’iniziativa, il Presidente del Tribunale di Benevento, Marilisa Rinaldi, ed il Procuratore della Repubblica Aldo Policastro: “Io credo molto nella giustizia riconciliativa che punisce ma cerca di annodare le fila di uno strappo che è comune a chi lo ha subito e a chi lo ha compiuto”.

Queste le prime parole del procuratore Policastro che aggiunge – “Se riusciamo a riallacciare i legami positivi facciamo molto di più che attraverso la detenzione tout court senza nessuna speranza.  Queste esperienze sono una strada comune per recuperare una ferita cocente. Attraverso le misure della detenzione alternativa la recidiva si abbassa. I dati sono inequivocabili, chi entra in questi circuiti molto difficilmente ricade nel reato. L’inclusione mette in modo energie positive di rivitalizzazione da parte anche di chi ha sbagliato. Rispondere al male col bene  consente alla società di progredire”.

Anche il Presidente del Tribunale di Benevento, Marilisa Rinaldi, sottolinea la funzione rieducativa di tali misure alternative anche per la comunità e non solo per i detenuti:

“Il lavoro dà dignità. E’ un’iniziativa bella da condividere con la società civile. La rieducazione e la risocializzazione sono elementi fondamentali per evitare l’ emarginazione del detenuto che con la mera sanzione carceraria, nel 70% dei casi, tornerà a delinquere. Bisogna uscire – insiste il Presidente Rinaldida una visione carcere centrica della pena. Noi Magistrati siamo qui proprio per testimoniare che l’articolo 27 della Costituzione deve essere ispirazione per tutti perché fa riferimento ad un concetto di “relazione” con la comunità, dalla quale il detenuto si era estraniato e in cui deve essere nuovamente incluso. Tutte la parti sociali, dunque, devono assumere un impegno concreto a collaborare perché questa funzione rieducativa sia una costante certezza per chi intenda cominciare il proprio nuovo percorso di vita”.

Rinaldi conclude citando Papa Francesco: “Si alla pena e alla condanna ma con speranza. Senza speranza non c’è vita e la società viene sconfitta”.

A raccontare l’effettiva bontà dell’esperienza sono Don Nicola De Blasio e Angelo Moretti della Caritas:  “Diamo il segno di come la relazione tra le persone sia il momento più importante per la comunità. Il nostro obiettivo, attraverso queste iniziative, è la salvaguardia della dignità umana, della relazione e della riconciliazione con l’Altro”.

Concetto ripreso da Angelo Moretti: “L’Orto di Betania è un posto informale particolare e unico. Un orto urbano dove passare del tempo, acquistare i prodotti coltivati dai ragazzi che hanno vissuto momenti difficili e ora stanno compiendo un percorso rieducativo alternativo. Uno spazio fatto per le relazioni sociali, basato su lavoro e dove la società civile crea un valore in più. Come già sottolineava il Procuratore Policastro, attraverso queste misure – continua Moretti – scende la recidiva. Su 27 ragazzi solo 5 hanno commesso nuovamente un reato. Come Caritas continueremo a credere in questi progetti perché la pena è una questione sociale. Tutti dovrebbero vedere come qui all’Orto in estate i bambini vivono il campo e imparano divertendosi e contemporaneamente gli uomini scontano le pene migliorandosi e vivendo nuovamente con gli altri”

La testimonianza di Giovanni, un ex detenuto reinserito, grazie alle misure alternative, al borgo sociale di Avellino, chiarisce definitivamente quanto siano efficaci questi approcci sociali: “Io dovevo scontare 15 anni e vi assicuro che vivere il carcere non è semplice soprattutto per chi come me ha tre figli e una moglie che sente la tua assenza. Pensavo alla macchina, ai soldi, alle scarpe e invece con la detenzione ho capito che queste sono cose che non servono perché per inseguirle a tutti i costi, fai del male agli altri e a te stesso. Grazie a questi progetti ho imparato il mestiere del sarto ma soprattutto ho imparato a vivere senza paura con la gente, guardarla sorridere e pensare di avere una speranza. Ora sto insegnando a mio figlio solo il bene, perché il male l’ho imparato a conoscere e l’ho già preso tutto io”.

Un messaggio di speranza e di riflessione sul sistema carcerario italiano in un momento storico in cui si chiedono maggiori pene, più severità, quando probabilmente sarebbe necessario intervenire sul disagio sociale, affrontando alla radice i problemi, interloquendo, offrendo opportunità e creando speranze durature. All’Orto di Betania ci stanno provando e riuscendo.

Nel video le interviste al Procuratore Aldo Policastro, al Presidente del Tribunale di Benevento, Marilisa Rinaldi e a Don Nicola De Blasio