Tempo di lettura: 3 minuti

‘La speranza è l’ultima a morire, si dice da una parte, ma ‘chi di speranza vive, disperato muore’, si risponde dall’altra.

E mai come in questa circostanza, va bene sia l’una che l’altra massima quando si parla del tema ambientale e del Parco Regionale del Taburno Camposauro.

Il giro fatto qualche tempo fa aveva portato alla luce una situazione di abbandono con immondizia, pneumatici, frigoriferi e persino la carcassa di una macchina. Tutte cose che sono state portate a conoscenza del presidente dell’Ente Parco e della Forestale, con tanto di convocazione presso gli Uffici dei Carabinieri Forestali per deporre sulla questione e sul materiale trovato. Deposizione fatta anche con dovizia di particolari ma se lo stato resta questo, evidentemente bisogna pensare che non ci sia stato controllo da quel momento ad oggi, neanche un giro in macchina per constatare lo stato delle cose.

La speranza era di aver fatto il proprio dovere e quindi di poter correre ai ripari per riconsegnare un gioiello lindo e pinto alla comunità.

La disperanza ha preso il posto della speranza ritornando sulla montagna e lo scenario apparso è di quelli da far cadere le braccia. Gli pneumatici ci sono, e anche in buona quantità, lo stato di abbandono è visibile e soprattutto il cumulo di immondizia è considerevole. Buste lasciate lì, alcune aperte dagli animali che popolano la montagna col contenuto sparso e in bella (?) vista.

Residui di feste passate, di appuntamenti in compagnia che fanno da coreografia allo scenario.

Una situazione brutta da vedere: un concorso di colpa tra gli avventori, chi gestisce il parco e chi dovrebbe controllarlo. 

Da un lato ci sono le persone che sono poco attente il più delle volte, sia nel lasciare i rifiuti che nel segnalare lo sversamento, ma dall’altro manca proprio il controllo di un territorio che è lasciato abbandonato a se stesso, una ‘terra di nessuno’ nella quale si interviene solo a fatto compiuto.

E la questione è che, poi, questa roba resta lì per tanto tempo. Inutile sbandierare la bellezza di in luogo incontaminato, invitare i turisti a riempire la montagna e programmare passi per allargare il prestigio quando non si riesce a garantire il minimo indispensabile del decoro e del controllo.

Carenze che macchiano l’immagine di un Parco che è lasciato troppo spesso a se stesso: il classico bel gioiello che viene rispolverato solo quando deve essere messo in mostra nelle occasioni speciali.

Peccato che poi si incorra in brutte figure del genere: il gioiello deve brillare sempre e non solo nelle ‘feste comandate’, dovrebbe essere un vanto sempre per un presidente che ha sempre detto di voler spingere il Parco verso vette mai toccate ma allo stesso tempo non sa che nel ‘suo’ salotto ci sono dei water abbandonati. Lo stesso padrone di casa che concede ‘la sua abitazione’ a un ospite importante, Luigi de Magistris che ha scelto Cautano per la presentazione del suo libro, e non c’è a fare gli onori di casa almeno per un saluto istituzionale. Una mancanza, va detto.

Non lo sa perchè da un lato nessuno glielo dice, dall’altro neanche lo verifica, specie dopo occasioni speciali, la pasquetta ad esempio. Come detto, un concorso di colpe che ha una sola vittima: il Parco del Taburno Camposauro.