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Pisa – Siamo appena alla prima giornata, eppure potremmo già avere la foto dell’anno. Siamo appena alla prima giornata, eppure potremmo già parlare di punto ‘che peserà a fine stagione’. Pisa-Benevento è stata la classica sfida col veleno nella coda. Avara di spunti particolari per novantatrè minuti, si è riscattata in trenta secondi pirotecnici in cui è successo tutto e niente allo stesso tempo. L’ingenuità di Del Pinto, il rigore di Marconi, la parata di Montipò. Scritte così sembreranno banalità, ma rappresentano il riassunto perfetto non solo di quanto visto all’Arena Garibaldi, ma anche di quanto vissuto dal portiere novarese negli ultimi tre mesi. Dalle incertezze col Cittadella alla chiamata in under 21, passando per le nuove indecisioni con il Monza in coppa Italia. Giorni difficili, tormentati sul piano psicologico. Occorrevano una svolta, un episodio, un guizzo. E allora cosa c’è di meglio per un portiere di un rigore parato allo scadere? “Mi serviva, ne avevo bisogno. Sono sincero, per me questo rigore vale il doppio, il triplo…”, ha dichiarato in mixed zone l’estremo difensore giallorosso poco dopo il suo gesto risolutivo.

Un intervento a cui ha fatto seguito un’altra bella immagine, un fotogramma da poster. L’abbraccio di Del Pinto, uno dei senatori dello spogliatoio sannita. Protagonista del doppio salto dalla C alla A, ‘Lollo’ è uno che ha assimilato ormai il concetto di beneventanità in senso stretto. Avrebbe sofferto come un dannato se quel rigore fosse stato trasformato da Marconi. E dunque ha abbracciato il suo portiere per una ventina di dolci, lunghissimi secondi. In cui erano racchiusi novanta minuti e novanta giorni. Si riparte da qui, da questo frame. Che aiuta, certo, ma non annulla difetti e ambiguità tattiche mostrate sul rettangolo verde dai giallorossi. La rosa a disposizione di Inzaghi ha un potenziale importante, riconosciuto da avversari e addetti ai lavori di ogni latitudine. L’idea di vederlo inespresso somiglia tanto a una follia.