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Countdown agli sgoccioli. Ancora poche ore e calerà il sipario sulla campagna elettorale per le Europee. Partiti e candidati, dunque, sparano le ultime cartucce. E in casa Pd è stato Franco Roberti il protagonista della mattinata. L’ex procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, oggi capolista ‘democrat’ per la circoscrizione meridionale, è giunto in città su iniziativa dell’ala ‘zingarettiana’ del partito.

Ad accoglierlo, tra gli altri, Raffaele Del Vecchio e Rossano Insogna, due dei promotori di Piazza Grande nel Sannio. Ma nella sala di palazzo Paolo V, per una conferenza stampa allargata ai sostenitori piddini, prendono posto anche diversi amministratori, come i sindaci Giuseppa Addabbo, Vito Fusco, Raffaele Scarinzi, Domenico Vessichelli. Da palazzo Mosti, poi, giungono Cosimo Lepore e Italo Di Dio. Si esaurisce nella presenza del segretario cittadino Giovanni De Lorenzo, invece, la rappresentanza del gruppo dirigente provinciale. In compenso, si rivedono Giulia Abbate, Carmine e Francesco Nardone, Luigi Diego Perifano, Angelo Miceli, Franco Barbato, Sergio Tanga.

E che l’unanimismo del Pd sannita sia ormai solo un ricordo del passato lo dimostrano le parole di Raffaele Del Vecchio. L’esponente zingarettiano parla di Sud, di Europa, di programmazione. Ma prima ancora di cedere la parola a Nicola Oddatti, punto di riferimento in Campania del segretario nazionale Nicola Zingaretti, arriva la stilettata all’altra parte del Pd sannita. “Per quanto mi riguarda sono in gioco sole due preferenze. La prima, infatti, è per il capolista Roberti. In un partito-comunità dovrebbe essere così per tutti. E’ una questione di civiltà politica. Le questioni interne, le logiche di corrente, possono essere soddisfatte con le altre due preferenze”. Un virgolettato che in tanti, in sala, indirizzano alla componente Pd che fa riferimento al deputato Del Basso De Caro e che si è orientata sulla ‘terna’ Giosi Ferrandino, Nicola Caputo, Elena Gentule.

Comincia invece con il ricordo di Giovanni Falcone, “un amico e un maestro”, l’intervento di Franco Roberti. “I suoi insegnamenti mi hanno guidato lungo il cammino che ho percorso al servizio delle istituzioni. Quando Zingaretti mi ha telefonato, offrendomi la candidatura alle Europee, ipotesi che mi aveva appena anticipato via telefono Vincenzo De Luca, ci ho messo un’ora per richiamarlo e rispondere di sì. Ho accettato perché intendo mettermi a disposizione del Paese prima ancora che di un partito. Voglio portare in Europa la mia esperienza. A cominciare da quella che ho vissuto nel contrasto alla mafia, fenomeno transazionale che necessita della sinergia tra più Paesi per essere combattuto”.

Ma una campagna elettorale è pur sempre una campagna elettorale. E pure Franco Roberti ci mette poco ad acclimatarsi. “Io penso che questo governo abbia finito la sua corsa. In un modo inglorioso e inconcludente. L’esecutivo si è dimostrato incapace di realizzare le riforme di cui il sistema Paese ha bisogno. L’auspicio è che dalle elezioni di domenica possa emergere un risultato utile a mandarlo a casa”. E il giorno dopo? “Non si potrebbe che tornare al voto perché non vedo lo spazio per maggioranze diverse. Meglio nuove elezioni, dopodichè ognuno si assumerà le proprie responsabilità, in base a quello che decideranno gli elettori”.

Anche sull’idea di Europa, Roberti indica una rotta in antitesi a quella tracciata dai “sovranisti”. “L’Ue deve dare risposte all’Italia, in particolare sul tema della disoccupazione giovanile, ormai a livelli inaccettabili nel Sud Italia. Ma questo può avvenire soltanto se torniamo ad essere centrali nel dibattito politico a Bruxelles. Il governo gialloverde, scelleratamente, ha deciso però di schiacciarci sul blocco di Visegrád, tra coloro che confondono sovranità e sovranismo e l’Europa la vogliono distruggere. Noi invece puntiamo a rafforzarla, rendendola più giusta ed equa e recuperando lo spirito che ci portava a parlare di Stati Uniti d’Europa”.