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Di nuovo alla Provincia. Trentadue anni dopo. La lunga carriera politica di Mario Pepe, tra i tanti incarichi due volte consigliere regionale e deputato in tre legislature, sembrava fosse giunta al capolinea il 29 dicembre del 2012 con la debacle alle parlamentarie del Pd.

E invece il politico sangiorgese è riemerso dalle polveri. Merito dei suoi concittadini che nel 2016 lo hanno rieletto sindaco, regalandogli una rivincita sorprendente nei confronti del suo ex delfino Claudio Ricci. Lo stesso Claudio Ricci che questa mattina si è limitato a un freddo benvenuto nell’accoglierlo come neo-consigliere, subentrante al dimissionario Luigi De Nigris, nella sala della Rocca dei Rettori.

Una storia nella storia, la loro. Per anni, alle fortune dell’uno, Pepe, si accompagnava la crescita dell’altro, Ricci. Fino alla rumorosissima rottura consumatasi all’indomani delle sopracitate parlamentarie. Oggi la sorte li mette uno all’opposizione dell’altro. A San Giorgio del Sannio è Ricci a sedere tra i banchi della minoranza, alla Provincia i ruoli si invertono.

Le vicende personali non mi interessano, sono qui per dare una mano” – chiarisce subito Pepe. “Sono molto motivato. Bisogna ridare dignità alle Province, come richiesto dalla Costituzione e dall’esito del referendum del dicembre 2016. E il Sannio deve essere protagonista di questa vicenda, considerato che in una realtà come Benevento è la Provincia l’unico ente capace di fare da riferimento per i comuni. Altrimenti moriremo nel municipalismo”.

A far da contraltare alle forti motivazioni di oggi, lo scoramento per ciò che la Rocca rappresentava ieri.

Dal 1980 al 1985 sono stato capogruppo della Democrazia Cristiana. Erano i tempi eroici della politica ideologizzata. Il dibattito pubblico era meraviglioso. Come non essere emotivamente deluso dalla comparazione tra quella e questa Provincia”.

Eletto tra le fila di ‘Noi Sanniti’, il movimento politico di cui è stato co-fondatore con Clemente Mastella, Pepe si dichiara immediatamente “autonomo”. Una scelta fotografata dall’assenza in aula, al momento dell’inizio del Consiglio, degli altri tre consiglieri di opposizione (solo Bozzuto farà poi una fugace apparizione). Per quanto amicale, lo ‘strappo’ con Mastella, che nel frattempo ha scelto di rilanciare l’Udeur e di riabbracciare il centrodestra, è nei fatti – l’adesione al gruppo Misto – e nelle parole: “Avevo dato la mia adesione a ‘Noi Sanniti’, iniziativa politica che doveva incoraggiare il Sannio a ritrovarsi. Insieme si poteva discutere su chi, su cosa e con chi allearsi. Ma poi si sono assunte scelte frettolose e improvvise. Io non posso collocarmi con l’Udeur, non l’ho fatto tempo fa nonostante sia amico e compare di Mastella, che ho cresimato. Quanto al centrodestra, ho simpatia per Berlusconi ma non c’è condivisione politica. In passato pure sono stato invitato ad aderire a Forza Italia ma ho sempre declinato la proposta per una questione di coerenza politica. Non è quello il mio mondo. A Mastella voglio bene, troveremo altri modi e forme per collaborare”.