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L’occasione per fugare i dubbi sulle sue dimissioni. “Perché non posso passare per bugiardo”. Venti giorni dopo il congedo da palazzo Mosti, Fausto Pepe torna a parlare.

Ad ascoltarlo, oltre agli operatori dell’informazione, il segretario del Pd cittadino Giovanni De Lorenzo, il capogruppo democrat Francesco De Pierro, tre dei ‘lealisti’ che lo hanno accompagnato nella sua esperienza da sindaco: Luigi Scarinzi, Giuseppe Molinaro, Rino Caputo.

Una conferenza stampa “necessaria”. “Ma vi pare normale che dei fatti miei debba parlare Mastella?”.

Il riferimento è al parere espresso dall’Anac sulla incompatibilità tra il ruolo da consigliere comunale e la condizione professionale di Pepe.

“Quando il 5 giugno scorso al comune di Cervinara ho sottoscritto il contratto di lavoro, un part time senza funzioni dirigenziali e al 50%, non esisteva alcuna incompatibilità. Il parere dell’Anac, giunto su iniziativa mia e dell’amministrazione cervinarese, riguardava una fattispecie di contratto diversa. In pratica, per farla breve, volevamo capire fino a che punto potevamo spingerci”.

L’incompatibilità, insomma, sarebbe scattata soltanto una volta concretizzatasi l’ipotesi di un incarico migliore.

Da qui la riflessione poi scaturita nelle dimissioni. “Motivate da questioni personali e politiche”.

Se quelle personali, dicevamo, riguardano la possibilità di accedere a un incarico migliore, quelle politiche riportano “a una condizione di isolamento in Consiglio che rendevano inutile la mia presenza. E questo dopo un anno e mezzo in cui il mio ruolo da oppositore l’ho interpretato fino in fondo”.

Un rimprovero, evidentemente, diretto ai compagni di banco del centrosinistra. “Non si può fare opposizione guardando al passato. C’è chi si è fermato al giugno del 2016 quando invece sarebbe necessario opporsi al non governo di Mastella e adoperarsi per costruire l’alternativa. Bisogna ricominciare daccapo”.

Cosa intenda Pepe per non governo è presto chiarito: “Mastella chiede ai consiglieri una adesione alla sua persona e non a una opzione programmatica. Un dato pericoloso che evidenzia una sottocultura da stigmatizzare”.

“Prendiamo la vicenda Asia – incalza Pepe. Da oltre un anno dico che è a rischio fallimento. Eppure gli interinali che con noi erano 33 con Mastella sono diventati più di 70. Ma non ero io che facevo clientelismo? E la questione Amts risponde alla stessa logica: il contratto con TrottaBus serve a tenere buoni i dipendenti per un anno. Ai servizi sociali invece si assicura la stabilizzazione dei precari. Infine le assunzioni alla Gesesa”.

“Badate bene, – insiste l’ex sindaco – sui rifiuti, sui trasporti, sul welfare e sull’acqua non esiste alcuna idea di governo: ci sono solo le assunzioni. La città di Benevento è piegata alle ambizioni elettorali di Mastella, alla candidatura sua o di un suo familiare”.

“Una distorsione – prosegue Fausto Pepe – che continuerò a combattere. Anche se non più in Consiglio. E anche l’opposizione dovrebbe marciare unita in tal senso”.

E pure quando il terreno di confronto diventa il Partito Democratico, unità resta la parola d’ordine da seguire. “In passato mi sono speso per una alternativa a questo gruppo dirigente. Ma anche qui le condizioni politiche sono cambiate. Il tempo delle contrapposizioni è finito. Questo è il momento del dialogo. Io antagonista di De Caro? No, il sottosegretario è una risorsa, non un problema. E l’avversario da combattere è il centrodestra”. 

Una battaglia che Pepe è pronto a portare avanti: “In quale ruolo? Sono a disposizione del Pd“.