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Ha portato ansia, apprensione e un pizzico di paura, adesso minaccia di toglierci il gioco più bello del mondo. L’arrivo in Italia del coronavirus non è (purtroppo) passato inosservato. Il problema, semmai, è legato ai due pesi e alle due misure che vengono utilizzati con la serie A e con le sue “sorelle” minori, cominciando dalla B. Nel massimo campionato regna il caos, tra rinvii, rifiuti di giocare a porte chiuse e squadre che continuano a rispettare il loro calendario. Screzi e polemiche stanno facendo passare il calcio giocato (?) in secondo piano. Tutto l’opposto di quanto avviene tra i cadetti, dove il campionato procede spedito. Lecito domandarsi, allora, quale sia la differenza tra i due tornei, interessi a parte. Perché, ad esempio, le partite dell’Udinese vengono rinviate mentre la “Dacia Arena” apre le porte per ospitare i match del Pordenone? Un controsenso. Un dubbio legittimo, esternato ieri sera da Serse Cosmi al termine della sfida di campionato con il Benevento. “La salute viene prima di tutto, però la sensazione è che ci siano due campionati“, ha dichiarato il tecnico biancorosso. Più che due campionati, la sensazione è che ci sia più di un Dio e quello della B sia di una serie… minore. La salute da tutelare no, dovrebbe essere la stessa dalla Valle d’Aosta alla Calabria.