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Rafforzare il tessuto democratico del nostro Paese dichiarando guerra alla… tolleranza. E’ intorno a questo paradosso che Claudio Cerasa, direttore de ‘Il Foglio’, ha costruito la sua ultima creazione letteraria. Più che un libro un manuale, “contro gli sfascisti” e al grido di “Abbasso gli intolleranti”. Parole contro. Contro i fanatismi, gli estremismi, i populismi. Contro l’imbarbarimento della società attuale.

L’invito giunto da piazza Federico Torre, dove Cerasa ha presentato ieri sera il suo libro per ‘Benevento Città Spettacolo’ nell’ambito delle ‘Piazze d’autore’, è allora a inseguire una corretta informazione. Perchè se è vero che la tolleranza è un valore fondante della nostra società è arrivato ora il tempo di predicare l’intolleranza verso gli intolleranti. O meglio ancora gli sfascisti. Che poi sarebbero – nella visione di Cerasa – quelli dell’uno vale uno, quelli che non riconoscono più l’autorevolezza delle competenze, quelli che ti raccontano che nel Mondo tutto va male. “Gli apostoli del pessimismo” – per usare una definizione cara all’autore.

“Ribelliamoci verso i ribelli di professione” – la sintesi di Gianni Festa, moderatore in una serata accompagnata da una bella cornice di pubblico.  Ad alimentare il dibattito, inoltre, il sindaco della Benevento che è, Clemente Mastella, e quello della Napoli che fu, Antonio Bassolino. Politica protagonista, dunque. Ancor di più di quanto pure lo è nel libro di Cerasa, chiaro e fiero ‘oppositore’ del governo Di Maio-Salvini. Ruolo a cui il voto del 4 marzo scorso ha relegato anche i partiti di riferimento degli altri relatori.

“Come usciamo da questa situazione?” – l’interrogativo su cui ha ruotato l’intervento di Mastella. Con l’inquilino di palazzo Mosti che in attesa della risposta adeguata ha cassato quelle sbagliate: “Non supereremo questa fase standocene a casa o abbandonandoci alla nostalgia del passato. A preoccuparmi non è il 60% degli elettori italiani che sostiene oggi l’esecutivo gialloverde ma il restante 40%. Che semplicemente non c’è. Perché non è organizzato e dunque non offre proposte alternative, con i partiti tradizionali divisi perchè ancora attaccati a ideologie che non hanno più presa sull’opinione pubblica”.

Ma è proprio al passato che sembra guardare Antonio Bassolino. “Penso al mio campo. Unendo tutte le forze del centrosinistra otterremmo oggi una percentuale tre volte inferiore a quella data dalla somma di Lega e M5S. Un disastro che non trova precedenti nella storia repubblicana. Dinanzi a noi c’è una salita durissima. Possiamo scalarla soltanto se torniamo davvero a fare politica, recuperando interesse per la materialità ovvero per le grandi questioni che riguardano la vita dei cittadini”.

Fedele alla sostanza del suo scritto, il più ottimista tra tutti è Claudio Cerasa. “L’unione dei due partiti populisti – più simili tra di loro di quanto vogliono lasciar pensare – semplifica il compito anche per gli altri. Perché il confine è ormai chiaro: da una parte c’è la chiusura, dall’altra l’apertura”. E dunque, resistere, resistere, resistere? “No” – la chiosa di Cerasa. “Esistere, esistere, esistere”.