Tempo di lettura: 3 minuti

Lui aveva riscoperto la Benevento antica, l’ha rispolverata e messa a nuovo“.

Cosi Mario Pedicini, già Provveditore agli Studi, giornalista e saggista, ma anche amico personale di Antonio Pietrantonio, unito da una comune militanza nei movimenti cattolici e politica nella Democrazia Cristiana, coautore di un libro di memorie dello stesso Pietrantonio, ha tratteggiato la figura e l’opera dell’ex sindaco del capoluogo tra il 1982 e il 1992, scomparso il 3 luglio all’età di 88 anni.

Come molti beneventani, l’ex Provveditore era presente alla camera ardente allestita al Centro “La Pace” in via don Emilio Matarazzo, una struttura voluta proprio  da quel parroco visionario che fu sostenuto anche economicamente da Pietrantonio che ne condivideva l’attivismo nel sociale. La personalità di Pietrantonio, ha ricordato Pedicini, era spiccata e forte: “nella sua mente vivevano genialità e testardaggine”

Secondo Pedicini, l’ex Sindaco è stato il miglior primo cittadino non solo dei tempi passati, ma anche di quelli futuri. Pedicini ha infatti ricordato un aneddoto di storia politica locale: “Don Pasquale Mainolfi, il parroco di San Gennaro, anche lui di recente venuto a mancare, raccontava che Pietrantonio era il miglior sindaco degli ultimi anni, ma ad un certo punto un sindaco di Pontelandolfo (Giuseppe Perugini, ndr) si inalberò e disse che Pietrantonio non era il miglior sindaco degli ultimi anni, ma il miglior sindaco dei prossimi 50 anni”.

Pedicini ha poi spiegato: “Pietrantonio non ha badato troppo alle raccomandazioni o ai politici del suo partito rispetto a certi personaggi”. Il giornalista è quindi tornato su un altro fatto storico per Benevento, ovvero la nascita dell’Università del Sannio: “L’idea era stata completamente sotterrata, anche io che sostenevo quest’ipotesi mi ero arreso. L’Università a Benevento nasce soltanto perchè l’allora Ministro (della Pubblica istruzione, ndr) Falcucci con l’interlocuzione mia e di Pietrantonio riuscimmo a strappargli questa promessa”.

Pedicini ha poi voluto ritrarre i momenti salienti della vita personale di Pietrantonio: “Lui è nato povero, destinato ad essere analfabeta. Fece l’esame di licenza elementare da privatista, a scuola non era andato. Aveva perso il padre., la madre con 8 figli non sapeva come fare. Visse quella situazione di grande coraggio. Ebbe l’esigenza di rispondere alla città. Benevento aveva subito i bombardamenti degli alleati e l’alluvione del 1949, il tifo degli anni 50, periodi drammatici. C’era l’esigenza di guardare lontano”

Pedicini non ha nascosto come il terremoto del 1980 abbia favorito e non poco gli amministratori dell’epoca: “Li ha esonerati dal loro lavoro quotidiano. Ha creato una squadra di amministratori che ha saputo lavorare in maniera proficua. Benevento aveva una grande storia mondiale in passato. Ancora oggi in città ci sono opere non completate. La prospettiva era quella di farla funzionare meglio e integrarsi” .

Altro merito da ascrivere a Pietrantonio è la nascita del Conservatorio Statale di Musica: “L’idea era stata di Cosimo Minicozzi e inizialmente erano previste solo 10 classi. Avemmo interlocuzione con il Ministro dell’istruzione dell’epoca Sarti per aumentare queste classi”. Pedicini, infine ha concluso: “Il ricordo più bello con lui è stato quello di poter riassaggiare certi momenti della sua vita. Poter stare insieme e il modo di stare assieme. Oggi questo patrimonio l’abbiamo sfaldato perchè il mondo è cambiato e non abbiamo la pazienza di sperare nella nostra capacità di cambiare e di rinnovare. Noi andavamo a scuola per migliorare non per il pezzo di carta e fare onore alla nostre famiglie. La nostra famiglia allora era la città era Benevento”.