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Benevento – Il calcio vive di facili paragoni. Un giocatore non fa in tempo a chiudere la carriera che, man mano, iniziano a emergere i primi confronti. Ne abbiamo sentiti tanti, molti altri ne sentiremo ancora e solo pochi faranno centro. Quando si è giovani, del resto, le dinamiche imponderabili sono troppo e basta un nulla per finire fuori strada. Il talento aiuta ma senza altri fattori difficilmente si riesce ad emergere a certi livelli. Quanti volte ci è capitato di sentire parlare del “nuovo Messi” o del “nuovo Ronaldo“? A occhio e croce un numero indecifrato di volte, eppure all’orizzonte non sembrano intravedersi gli eredi dell’argentino e del portoghese.

Basta una caratteristica, un dettaglio o indossare una stessa maglia ed ecco spuntare le prime etichette. Se poi è un campione del mondo a sancire l’investitura, allora il quadro sembra essere completo. Eppure la storia di Patrick Cutrone con il Milan non si è conclusa con un lieto fine, nonostante la benedizione di un certo Filippo Inzaghi

“Sarà il centravanti del futuro, nel Milan e nella Nazionale“: lo descriveva così l’attuale tecnico del Benevento, profetizzando un futuro a tinte rossonere per il classe 1998. Lo aveva lanciato nella Primavera del Diavolo e se lo sarebbe portato con sé nell’esperienza di Bologna, apprezzandone da sempre le doti. “Ha una fame, un senso del gol e una voglia incredibili. Diamogli tempo, ma tra qualche anno diventerà un nove vero“, sottolineava Inzaghi, rimarcando la fiducia nelle qualità del ragazzo di Como, “in Primavera lo facevo giocare perché aveva un senso del gol unico, anche se aveva l’età per giocare solamente con gli Allievi. Con pazienza farà grandi cose con la maglia del Milan. Se mi assomiglia? Non è il nuovo Inzaghi, lui resterà sempre Cutrone“.

Una stima ricambiata dal 22enne che ha visto svanire un sogno nell’estate 2019, quando il Milan decise di cederlo definitivamente agli inglesi del Wolverhampton. Addio all’Italia, al rossonero e alle speranze di poter scrivere la storia come fatto da Inzaghi. “E’ stato il mio idolo, mi piace come giocatore e per me è uno degli attaccanti più bravi“, raccontava Cutrone di SuperPippo, “il paragone? A casa ho i dvd con tutti i suoi gol, da piccolo me li guardavo. Quando lo conobbi da allenatore della Primavera, mi diede subito consigli sui movimenti da fare. Una volta facemmo una sfida in area di rigore e finì in pareggio“.

Chissà se un pareggio andrebbe bene a entrambi domenica prossima, quando si ritroveranno faccia a faccia e si sfideranno per la seconda volta. La prima si chiuse, guarda caso, con un pari: zero a zero al Dall’Ara, in una delle ultime panchine di Inzaghi con il Bologna. Cutrone partì titolare in quella occasione, era il Milan di Gattuso che decise di sostituirlo dopo un’ora di gioco per fare posto a Castillejo.

Maglia da titolare che non è ancora riuscito a indossare in questo campionato alla Fiorentina con Iachini, giocando dal primo minuto solo in Coppa Italia contro il Padova. Adesso Cutrone proverà a convincere Prandelli a puntare su di lui a partire dalla sfida con il Benevento, sperando che l’ex ct riveda quelle qualità mostrate nella Primavera del Milan, le stesse che fecero innamorare Pippo. Un pericolo in più per il tecnico della Strega, con la speranza che Patrick non si ricordi già domenica come si faceva l’Inzaghi.