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Benevento – Presi i due componenti del commando che ha assassinato, la sera del 19 luglio scorso, il 45enne Giuseppe Matarazzo a Frasso Telesino. Il killer, però, è sfuggito alla cattura. Due ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dai Carabinieri del Comando provinciale di Benevento nei confronti di un 55enne di Sant’Agata de’ Goti e di un 30enne di San Felice a Cancello. Il primo avrebbe fornito al killer l’auto di sua proprietà e una pistola 3,57 magnum legalmente detenuta per compiere l’omicidio, mentre il secondo avrebbe condotto l’auto con a bordo l’esecutore materiale dell’omicidio, ancora a piede libero.

Stamani nel corso di una Conferenza Stampa il Procuratore della Repubblica Aldo Policastro ha illustrato i risultati dell’inchiesta su quell’omicidio che ha colpito particolarmente la pubblica opinione. Matarazzo, un pastore di Frasso Telesino, uscito dal carcere appena undici giorni prima del delitto, dopo aver scontato una pena detentiva per aver abusato di una minore, fu ucciso per vendetta in contrada Selva di Frasso Telesino, nei pressi della sua abitazione.

Ne è convinto il Procuratore Policastro, secondo il quale non vi sarebbe alcuna altra ragione a base del delitto se non quella di “farsi giustizia da sé” per un crimine orrendo che pesò terribilmente sulla vita e sulla psiche della vittima che, difatti, dopo qualche tempo si uccise nel febbraio del 2008 impiccandosi. Da notare che nessuno dei due arrestati aveva rapporti di parentela con la vittima dell’abuso, ma entrambi avrebbero però messo in atto la vendetta fornendo supporto logistico e tattico al vero killer rimasto ancora nell’ombra.

Il commando, a bordo di un’auto scura, si era appostato nei pressi dell’abitazione del Matarazzo: qui con una scusa aveva ottenuto l’attenzione del pastore e quindi lo avrebbe freddato con ben cinque colpi di pistola. Successivamente si diede alla fuga ma l’auto lasciò una traccia sull’asfalto; grazie a questo indizio venne intercettata dai carabinieri e trovata in possesso del 55enne di Sant’Agata de’ Goti.
 
Confrontando i dati del tabulato GPS i Carabinieri sono riusciti a ricostruire i movimenti dell’auto, che sono stati evidentemente ritenuti compatibili con la località dove si consumò il crimine. A seguito delle indagini è emerso che i due arrestati avrebbero intrattenuto conversazioni usando il telefono cellulare nei giorni precedenti al crimine, mentre nessuna telefonata sarebbe stata tra loro scambiata proprio quel 19 luglio. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, il 55enne di Sant’Agata de’ Goti avrebbe raggiunto con la propria auto la località Selva di Frasso, ma nascondendosi all’interno dell’abitacolo, mentre il 30enne guidava l’auto con a bordo il killer. Secondo il Procuratore i due arrestati avrebbero intessuto precisi e continuativi rapporti anche se il Magistrato non ha voluto precisarne la natura evidentemente perché ancora sono in corso le indagini. Appare peraltro evidente che la speranza dei militari è che i due uomini arrestati tirino fuori il nome del killer contribuendo così a rintracciarlo.      

L’operazione dei Carabinieri, per la parte che si è comunque conclusa stamattina, è consistita nell’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Flavio Cusani per i presunti componenti del commando. Il filone di indagini ha anche portato al sequestro amministrativo, presso l’abitazione del 55enne santagatese, di un fucile da caccia e di una pistola 3,57 magnum legale detenuti. 

Il procuratore Policastro ha infine specificato: “E’ stato un omicidio su commissione di uno o più mandanti che non avevano nessun rapporto  o relazione con la vittima”. Inoltre il procuratore ha sottolineato che sono in corso indagini patrimoniali negli  indagati: “In uno Stato di diritto nessuno può farsi giustizia da sé. Comprendo il dolore, ma ordinare attentati  di questo tipo per rispondere non è ammissibile“. Infine Policastro ha ribadito che l’indagine non è affatto conclusa: “Noi riteniamo che ci fosse un’altra persona all’interno dell’abitacolo e che ci siano altre persone che hanno partecipato all’ideazione di quest’azione e che ci sia stato qualche altro intermediario”.