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Il giorno dopo la promozione del Benevento in serie A è a “Il Foglio” che il sindaco Clemente Mastella racconta le emozioni vissute nelle ultime 48 ore.

Il primo pensiero, come prevedibile, è alla festa vissuta dalla città, alle migliaia di persone che si sono riversate tra le vie del capoluogo dando sfogo a tutta la propria gioia per un traguardo atteso e meritatissimo.

Certo, non tutti gli inviti della vigilia sono stati raccolti dai tifosi giallorossi ma l’ex Guardasigilli preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: “Sarebbe stato meglio fosse andata in un’altra maniera, con più sobrietà e con più distanza. Abbiamo fatto meglio in campo che per strada, ma è stata in ogni caso una gioia chiassosa, di vicinanza, ma tutto sommato contenuta. Ha avuto l’emorragia gioiosa che è esplosa anche altrove, c’è stata una presenza massiccia in strada, qualche assembramento c’è stato, ma tutto si è svolto con un contegno superiore alle aspettative di molti” – sintetizza l’inquilino di palazzo Mosti. Che poi aggiunge: “C’è stato un riflesso condizionato di un insieme di cose, un tripudio di finalmente. Finalmente possiamo uscire di casa, finalmente abbiamo allontanato il virus, finalmente siamo tornati in Serie A. Anche perché in una città di medie dimensioni del sud, come Benevento, esiste una forte sinergia, un’identificazione massiccia tra gli abitanti e la squadra, un rapporto umano e sportivo molto più forte che altrove”.

Poi sono solo parole dolci. Per Vigorito – “ha fiuto ed è portato a innovare, sia industrialmente che calcisticamente. Si può fare qui quello che a Bergamo ha costruito l’Atalanta” -, per Pippo Inzaghi: “Era arrivato accompagnato da un certo scetticismo dalla piazza, soprattutto a causa dell’anno brutto che aveva passato a Bologna ma è stato capace di capire e farsi capire dai suoi giocatori, ma soprattutto di diventare beneventano, di non sfuggire dalla vita cittadina. L’ho visto preso dalla città, lo si vede andare a mangiare fuori, camminare per la città e quando qualcuno lo chiama si è sempre dimostrato disponibile”.

Il pensiero, ora, è a quello che sarà, al secondo anno in Serie A della Strega: “La società è solida, il capitale umano e sportivo è di primo piano, le idee sono chiare. Ora speriamo che l’impalcatura della squadra creata quest’anno possa rimanere in piedi per puntare alla salvezza il prossimo anno. Magari puntando sui ragazzi del vivaio, che sono talentuosi, senza cercare per forza il nome esotico”.

Infine, a chiudere, l’immancabile domanda sul “doppiofedismo” del politico beneventano: “Se il Napoli gioca in A e il Benevento in B che problema c’è a tifare Napoli contro le altre squadre. Ci sono beneventani che vanno ai bar guardare le partite per tifare per una squadra contro un’altra. Non è la stessa cosa? Io non mi vergogno di tifare Napoli. Il prossimo anno questo problema non ci sarà. Il Benevento giocherà in A e quando incontrerà il Napoli starò dalla parte della squadra della mia città. È una questione d’affetto e anche una responsabilità istituzionale”.