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Sono ore caldissime sul fronte Province. La novità più importante è giunta in giornata dalla Sicilia. La Corte Costituzionale ha infatti bocciato la norma votata dall’Assemblea regionale lo scorso agosto che prevedeva l’elezione diretta di presidente, giunta e consiglio delle Province. Insomma, per la Consulta, non c’è spazio per un ritorno al passato.

Si tratta di una sentenza molto attesa. Saltata l’abolizione delle Province, contenuta nella riforma Renzi-Boschi sconfitta con il referendum del 2916, dalla Sicilia era partito il tentativo di restituire piena dignità agli enti intermedi. Nulla da fare. Per la Corte, infatti, “l’intervento di riordino di Province e Città metropolitane”, attuato con la legge Delrio, “rientra nella competenza esclusiva statale nella materia ‘legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane”.

Gli stessi meccanismi di elezione indiretta, poi, sono stati ritenuti “funzionali al perseguito obiettivo di semplificazione dell’ordinamento degli enti territoriali, nel quadro della ridisegnata geografia istituzionale, e contestualmente rispondono ad un fisiologico fine di risparmio dei costi connessi all’elezione diretta”.

Per farla breve: per la Consulta le Province possono continuare ad esistere anche nella condizione in cui le ha trasformate la riforma Delrio.

Resta da capire come sarà accolta la notizia a Roma, dove alcune forze politiche sostengono la necessità di un ritorno al voto diretto. Secondo alcune ricostruzioni di stampa, intanto, il ‘milleproroghe’ conterrebbe una norma che prorogherebbe i mandati di Presidenti di Provincia e Consigli Provinciali fino ad ottobre 2018 fissando nel 14 ottobre la data unica per le elezioni provinciali.

Indiscrezioni di stampa, dicevamo. Sufficienti comunque a far insorgere l’Unione delle Province d’Italia. La sentenza della Corte Costituzionale, però, potrebbe mortificare una volta e per tutte le ambizioni e le aspettative dell’Upi.