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E forse non è ancora finita. Con ogni probabilità lo scrutinio per le elezioni provinciali avrà una coda al Tar.  La notizia non è ancora ufficiale, d’altronde lo spoglio è terminato quando erano da poco trascorse le due di notte, ma ha preso a circolare con insistenza nelle prime ore della mattinata. Nel caso, comunque, a essere messo in discussione sarebbe il terzo e ultimo seggio assegnato a “L’Altro Sannio”, una delle due liste promosse dal centrodestra di Mastella e Di Maria.

E non ci sarebbe da sorprendersi. Presa visione dei risultati, già nel nostro aggiornamento live avevamo parlato di vera e propria beffa per Armando Rocco, superato da Michele Napoletano per un soffio. Soltanto 32 voti (ma parliamo di consensi ponderati e non assoluti) separano i due sindaci.

La fascia tricolore di Calvi ha messo insieme 4.567 voti, il suo collega di Airola 4.599. Per farla breve, considerando che una singola scheda azzurra, quella rappresentante i comuni fino a 3mila abitanti, presenta un indice di ponderazione pari a 56 preferenze, Rocco è fuori per meno di un voto.

Ovviamente, però, non è questo il motivo che spingerebbe il primo cittadino di Calvi ad adire le vie giudiziarie. Non si ricorre certo contro la dura legge della matematica. Il punto è che Rocco si è visto annullare una scheda di colore arancio (che vale 100) perché un elettore lo ha votato nella lista sbagliata. Il suo nome e cognome sono stati scritti non sotto il simbolo de “L’Altro Sannio” ma di “Sannio in Movimento”. E qui bisogna aprire una parentesi: proprio di una possibile somiglianza dei due simboli (come si vede dalla foto entrambi presentano in primo piano la Rocca dei Rettori) si era discusso all’indomani della consegna delle liste, con l’ufficio elettorale della Provincia che decideva di non intervenire, non riscontrando condizioni tali da richiedere modifiche ai delegati de “L’Altro Sannio” (che avevano presentato dopo). 

Proprio questa circostanza, però, potrebbe aver determinato l’errore dell’elettore. Comprensibili, se vogliamo, le rimostranze di Rocco. A prescindere dalle questioni legali, di competenza del Tribunale Amministrativo, quel voto significa elezione e forse sarebbe giusto così- Perché il dubbio c’è: detto che l’ufficio elettorale ha utilizzato lo stesso metro di valutazione per altri casi analoghi, pesa di più, per tutelare la volontà dell’elettore, la scrittura di nome e cognome o il posizionamento della ‘x’?

Questo l’aspetto su cui, stando a quanto si è appreso dagli ambienti del centrodestra, si baserebbe il ricorso al Tar. A ingarbugliare ulteriormente la matassa, il fatto che si è votato soltanto per il Consiglio e non pure per il Presidente. In caso di amministrative dirette, infatti, ci sarebbe poco da discutere. Il voto andrebbe assegnato alla lista e non al candidato perché in quel caso la ‘X’ sarebbe anche espressione della scelta del candidato sindaco, scelta preminente sul piano giuridico.

E ancora, a spiegare gli interrogativi che in queste ore si stanno ponendo gli addetti ai lavori, anche la considerazione che lo spirito della riforma Delrio, e dunque la legge che ha sottratto ai cittadini la scelta del Consiglio provinciale per delegare tutto a sindaci e consiglieri, tende proprio a valorizzare il ruolo degli amministratori a discapito dei partiti.

Infine, a infittire il giallo, la contingenza che anche Michele Napoletano durante lo scrutinio si è visto annullare un voto per lo stesso motivo (l’elettore ha associato il suo nome alla lista Pd). Ma si tratta di una scheda azzurra, dal valore di 56 voti. E dunque recuperando entrambe le preferenze resterebbe avanti Rocco. Ma questa è teoria. La realtà è un’altra e ha già visto la proclamazione degli eletti. Al primo Consiglio Provinciale tra i banchi della maggioranza siederà Napoletano e a Rocco non resta che la palma di vincitore morale. Ma la partita potrebbe anche clamorosamente riaprirsi. Con il Tar nelle vesti di arbitro. Staremo a vedere.