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Sarà inaugurata presso il Museo ARCOS di Benevento venerdì 1 marzo, alle ore 11,00 la mostra ‘Raffaele Bova. Antologica 1972-2022′, curata da Ferdinando Creta e Massimo Bignardi, promossa dalla Provincia di Benevento in collaborazione con il Museo-FRaC Baronissi.

In esposizione oltre quaranta opere che tracciano un percorso artistico che copre cinquanta anni: dalle tele dei primi anni Settanta all’ampia documentazione delle azioni e delle performance realizzate da Bova negli anni Settanta e Ottanta, ai cicli pittorici naturalistici, quali “il pioppo sposa la vite”, di recente presentato nella trasmissione televisiva di RAI3, alle opere dei “codici a barre”, a quelli recenti come “Presenze”. Inoltre tre grandi installazioni, tra queste quella dedicata a Enrico Crispolti, realizzata all’indomani della morte del celebre storico e critico d’arte contemporanea. Una mostra che è stata organizzata e promossa nella primavera del 2022 dal Museo FRaC Baronissi.
L’ironia, rileva Ferdinando Creta nel testo al catalogo che accompagna la mostra, è la “traccia indelebile che, prontamente, Enrico Crispolti seppe, di lì a pochi anni, nel 1976, documentare in occasione del Padiglione italiano “Ambiente come sociale” della Biennale veneziana del 1976, unitamente ad altre esperienze casertane e campane: in tal senso penso a quelle del Gruppo Salerno75, dell’A/social Group, sulla cui scia troveremo successivamente la significativa attività estetica e politica del Collettivo Lineacontinua Terra di Lavoro. […] La presenza di una ironia pungente, priva di corrosive metafore ma sempre pronta a declinare con leggerezza calviniana il confronto, senza vena polemica, resta la cifra nella sua pittura e questo a partire dalle prove più significative degli anni Ottanta e, successivamente dai cicli che hanno segnato le esperienze dal decennio Novanta ad oggi: dai lirici paesaggi, ai “codici a barra”, ai “reperti non archeologici” ai “pan-demos” una ricca serie di piccoli e grandi dipinti realizzati nei due anni della tragedia segnata dal COVID19. Il termine ‘ironia’ ci suggerisce anche il recupero della memoria, ad un’altra grande stagione espositiva che ha attraversato l’area casertana all’indomani del Sessantotto: le mostre “Perché la pittura?” (1970), “Perché l’ironia?” (1972), “Ricognizione Settantuno” (1971) e l’indimenticabile “Arte-impegno ‘74” allestita al palazzo del Liceo a Caserta. Pagine che segnalano la vivacità di un territorio”.
La traccia sulla quale si muove questa mostra antologica, ricostruttiva di poco più di cinquant’anni di operatività creativa – avverte Bignardi nel saggio che introduce la monografia apparsa di recente e pubblicata per i tipi della Gutenberg Edizioni –, si articola su linee parallele: da una parte, l’attività performativa, le azioni, gli interventi per il sociale, realizzati anche all’interno dell’attività del Collettivo Lineacontinua Terra di Lavoro, che segnano principalmente gli anni settanta; dall’altra, la passione per il medium della pittura, la sua tradizione che, dalla prima metà degli ottanta, con maggiore maturità, scorre fino ai nostri giorni. Voglio dire che le azioni, le performances, unitamente ai dipinti eseguiti, all’indomani dell’invito alla mostra “Il tempo del Museo Venezia. Tema cronografico per architetti e artisti”, primo progetto speciale della Biennale di Venezia, del 1980, sono facce di un’unica medaglia. Cioè, specchiano una riflessione che tiene insieme sia l’interrogare la natura dell’arte – chiedendosi: “Cos’è arte?” – sia l’esperienza della pittura, in quanto, accogliendo il pensiero di Kosuth, “tipo d’arte” suo operare, indirizzato, più tardi, alla lettura di tracce, spesso ancestrali, quali le simbologie legate al mondo della fornace, oppure della iattura”.
L’inaugurazione, alla presenza del Presidente della Provincia Nino Lombardi, dell’artista e dei curatori, sarà arricchita da Flussi musicali eseguiti dal maestro Vanni Miele al contrabasso e live electronics. La mostra resterà aperta fino a domenica 14 aprile.