Nel Sannio che si prepara al voto per le prossime Elezioni Regionali, qualcosa si muove — e non è solo l’entusiasmo della campagna elettorale. All’interno di Fratelli d’Italia, partito che i sondaggi continuano a dare in ascesa, si sta consumando in queste settimane una partita sotterranea ma decisiva per gli equilibri politici futuri della provincia.
A sorpresa, a spuntarla nella corsa alla candidatura per il consiglio regionale non dovrebbe essere né Mario Ferraro né Nicola Boccalone, nomi pesanti in area meloniana. Il primo, imprenditore di riferimento in alcuni settori strategici del territorio, aveva dalla sua il consenso trasversale del mondo produttivo e una rete di contatti costruita negli anni. Il secondo, manager esperto e figura apprezzata anche dagli storici militanti del partito, rappresentava una scelta di continuità, capace di tenere insieme le varie anime della destra sannita.
Eppure, alla fine, il nome che sembrerebbe essere stato indicato dai vertici locali è quello di Nicola Striani, consigliere comunale d’opposizione a Montesarchio. Una scelta che, a prima vista, può sorprendere, ma che assume tutt’altra luce se letta alla luce della nuova strategia territoriale del partito.
Dall’ascesa al Senato di Domenico Matera, il partito ha progressivamente modificato il suo baricentro interno. Se in passato la roccaforte indiscussa era Benevento città – serbatoio di voti, classe dirigente e visibilità — oggi l’asse si sposta, con decisione, verso la Valle Caudina. Striani, infatti, non è un caso isolato. Un vero e proprio ‘metodo Matera’. Alle ultime elezioni provinciali, è toccato a Gaetano Mauriello, anch’egli consigliere comunale a Montesarchio, conquistare uno scranno alla Rocca dei Rettori.
Un segnale chiaro: la Valle Caudina non è più periferia politica, ma centro propulsore dell’azione meloniana nel Sannio.
Ma questa “caudinizzazione” del partito non è priva di rischi. Spostare il centro di gravità potrebbe alienare storici consensi in aree più consolidate, come Benevento città, dove Fratelli d’Italia rischia di pagare pegno in termini di militanza attiva e rappresentanza. Resta da capire se il nuovo corso saprà tenere insieme l’entusiasmo del cambiamento e la necessità di continuità politica.























