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Riceviamo a pubblichiamo la nota stampa di Gino Abbate, Consigliere Regionale del Partito Democratico. 
 
“Questa volta mi vedo costretto a rispondere ai ventriloqui di turno. La mia battaglia per la sanità è nota. Dov’era l’amministrazione quando il sottoscritto affiggeva vele per denunciare la cattiva gestione del San Pio, che chiudeva reparti e visite specialistiche, e segnalare il fenomeno del boarding, cioè i tempi di attesa infiniti al pronto soccorso? 

E dov’è l’amministrazione quando si favorisce la sanità privata a discapito di quella pubblica?Durante il Covid, la politica si è asserragliata nelle proprie case, mentre il sottoscritto – insieme all’intero Ordine dei Medici – si è impegnato ad assistere i cittadini, lasciati soli contro un nemico invisibile. Sono morti 190 medici di famiglia, e dalla politica non è arrivata né una parola né un gesto di sostegno.

La mia battaglia per la sanità pubblica è nota anche in Regione Campania, attraverso interventi concreti a difesa dell’articolo 32 della Costituzione. La mia legge sul fine vita, quella per la creazione di una residenza per i soggetti con disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia), quella sulla fibromialgia, il sostegno alle farmacie rurali, le iniziative per i borghi e le aree interne, il contributo alla riapertura dei pronto soccorso e dei punti nascita nelle zone disagiate: tutto questo fa parte del mio percorso in Regione Campania. Dov’era l’amministrazione quando denunciavamo le aggressioni ai medici e la mortificazione del personale sanitario? Dov’era l’amministrazione quando bisognava sostenere i cittadini costretti a rinunciare alle cure per problemi economici? L’amministrazione Viespoli, invece, lo fece. Oggi assistiamo al cinismo degli incompetenti, che si glorificano con i tagli di nastri e i giri sulle giostrine.

La mia non vuole essere una lezione, perché sarebbe inutile, considerato il livello degli interlocutori. Ho sempre pensato che esistono due modi di fare politica: c’è chi serve la politica e chi si serve della politica. La mia non disponibilità a una ricandidatura – che pure mi è stata offerta – deriva dalla consapevolezza che si può fare molto di più per il territorio anche senza incarichi istituzionali. In una società che cancella i diritti costituzionali, dove regna un ambiente entropico (per chi non lo sapesse: significa disordine, inerzia), è necessario ritrovare empatia con i cittadini. Ai ventriloqui di turno consiglio di studiare, di fare gli interessi della comunità che li ha eletti e – soprattutto – di curarsi dal “grillismo”. Non mi riferisco al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, ma all’atteggiamento del noto Marchese del Grillo, che credeva che tutto dovesse ruotare attorno al proprio ego. Ci sarà tempo per raccontare i disastri causati da questa amministrazione: non basteranno cene-spettacolo né ridicole inaugurazioni per nasconderli”.