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L’Alta Capacità Napoli-Bari come unico efficace antidoto allo spopolamento e alla desertificazione delle aree interne.

E’ in quest’ottica che bisogna leggere la delibera appena approvata dalla giunta della Regione Campania (ieri la pubblicazione sul Burc) e tesa a definire, con le amministrazioni locali, progetti di riqualificazione e sviluppo dei comuni coinvolti dall’opera.

Un atto che riguarda essenzialmente Sannio e Irpinia perché le due tratte interessate sono la Frasso Telesino-Vitulano e l’Apice-Orsara.

Un intervento importante perché connette l’opera con i territori. La ferrovia Napoli-Bari non vuole semplicemente attraversare dei luoghi ma interpretarne le problematiche e le esigenze di crescita”.

A parlare è Costantino Boffa, consigliere del presidente Vincenzo De Luca in materia di infrastrutture. Con il consigliere siamo partiti da qui per una discussione che inevitabilmente ha finito per toccare tante altre questioni. Tecniche e politiche. Varie sfumature di un quadro che presenta come soggetto principale il Sannio, con le sue potenzialità e le sue sofferenze.

La priorità, però, va riconosciuta all’attualità. E dunque alla delibera approvata pochi giorni fa dall’esecutivo di palazzo Santa Lucia.

L’obiettivo dell’Alta Capacità è agganciare le aree deboli alle dinamiche di sviluppo e di trasporto. Per farlo, la Regione, anziché destinare fondi a pioggia, ha immaginato la realizzazione di veri e propri progetti di sviluppo e riqualificazione territoriale. La delibera riguarda tutti i centri interessati dall’opera e le amministrazioni, mediante il lavoro del tavolo di concertazione che presiedo, potranno presentare i loro progetti. Qualcosa già si è mosso con i comuni della Valle Telesina che hanno proposto di realizzare una grande via ciclopedonale lungo la linea ferroviaria dismessa. Porto questo esempio perché saranno premiate le collaborazioni tra enti e i progetti integrati anche se ciò non esclude il finanziamento di interventi puntuali dei singoli comuni, purchè connessi con l’infrastruttura ferroviaria“.

Andiamo subito alle “coperture”: sono già previste delle fonti di finanziamento?

“Già tra i fondi per la realizzazione dell’opera, per Legge c’è la previsione di un 2% di spesa per questi progetti. A questi andrà aggiunto un ulteriore finanziamento della Regione. Per i primi due lotti, ad esempio, sono stati stanziati 50 milioni di euro, per il terzo e quarto (i lotti che riguardano Sannio e Irpinia, ndr) si procederà nella stessa direzione”.

La palla, dunque, passa alle istituzioni locali.

“Mettiamola così. Noi abbiamo una certezza: l’Alta Capacità migliorerà la qualità dei trasporti. Ma vogliamo di più. Vogliamo che l’opera determini sviluppo. Per riuscirci, però, occorre il protagonismo dei territori. E la delibera di cui stiamo discutendo serve proprio a facilitare questo processo. La Regione Campania è stata la prima in assoluto che ha accompagnato la progettazione dell’infrastruttura con un forte lavoro di concertazione istituzionale e sociale che ha portato all’approvazione sostanzialmente unanime di tutti i Comuni e alla chiusura positiva di tutte le Conferenze di Servizi. Questo lavoro è risultato determinante per ottenere la certificazione di qualità della ferrovia come prima infrastruttura ferroviaria europea ad alta sostenibilità, rispettosa del territorio e dell’ambiente, con il massimo della valutazione: Platinum”.

Lei parla di protagonismo dei territori: in quale direzione dovrebbero muoversi?

“La tratta ferroviaria certificata attraversa i territori del vino. E se nella fase di progettazione c’è stata una grande attenzione per individuare il percorso più sostenibile e rispettoso dell’ambiente, in un rapporto costante con i Comuni e le associazioni, oggi stiamo verificando, assieme all’Università del Sannio, se esiste dalle cantine della Valle Telesina una movimentazione di merci (sia in entrata che in uscita) che giustifichi la sostenibilità economica  di un raccordo ferroviario”.

Parliamo di Benevento, la Napoli-Bari può essere da svolta anche per il capoluogo?

“Benevento avrà un ruolo centrale nell’Alta Capacità. Lo ribadisco perché ancora troppo spesso mi sento chiedere se il treno veloce fermerà o meno alla Stazione Centrale. Certo che fermerà. Ma il progetto di Ferrovie e della Regione va oltre. Non solo per i treni, con un collegamento ogni ora per Roma e con tempi di percorrenza inferiori all’ora e mezza, mentre per Napoli si scenderà ai 45 minuti, ma anche per la riqualificazione della Stazione. Con il Comune si sta studiando un progetto di riqualificazione e di sviluppo sul piano infrastrutturale e tecnologico, con interventi che insisteranno sia sul fabbricato che sulle aree circostanti, dalla realizzazione di Parcheggi alla risoluzione delle interferenze con la fascia di binari nella parte retrostante, per evitare ingorghi quando aumenterà il traffico ferroviario. In altre parole dobbiamo dare alla Stazione di Benevento il rango di una bella Stazione di Alta Velocità”.

E per le realtà industriali? È previsto qualcosa?

“Con le istituzioni locali (Provincia e Comune), l’Università, Confindustria, Asi e Camera di Commercio, stiamo verificando la sostenibilità di uno scalo merci, ovvero un raccordo ferroviario, teso a realizzare nell’area Asi di Benevento uno snodo logistico utile a spostare il trasporto delle merci su ferro”. Anche in questo caso stiamo facendo uno Studio di fattibilità tecnico ed economico per verificare la sostenibilità dell’intervento e la convenienza per le aziende”.

Restando su Benevento, dobbiamo considerare caduta l’opzione logistica per contrada Olivola?

“L’opzione logistica non la fa il pubblico unilateralmente ma si fonda sempre sul ruolo e la presenza di operatori privati. Per tornare di attualità, dunque, servirebbe l’insediamento di uno o più players importanti”.

Lei ha scommesso sull’Alta Capacità diversi anni fa, quando ancora era parlamentare. Sempre convinto di averci visto giusto?

“Parlano i fatti: oggi sono aperti due grandi cantieri, Napoli-Cancello e Cancello Frasso Telesino/Dugenta. Sono stati affidati i lotti Frasso-Telese e Apice-Hirpinia. È in gara il lotto Telese-Vitulano e il lotto Hirpinia-Orsara sarà messo in gara fra qualche mese. Insomma, la Napoli-Bari è interamente finanziata e si sta realizzando progressivamente. Per molti era un’utopia. Ora sta diventando una realtà. Uno studio portato avanti dalle Università della Campania  e dal Cresme sostiene che l’unico modo per interrompere il processo di depauperamento produttivo e demografico in corso nelle aree interne è la realizzazione dell’Alta Capacità Napoli-Bari. Con le nuove stazioni e la riduzione delle distanze, tra l’altro, i centri interessati dall’opera, come è avvenuto in altre città, sono destinati ad attrarre quella popolazione interessata a vivere in realtà più vivibili e meno caotiche e da qui raggiungere quotidianamente i luoghi di studio o di lavoro . Sottolineo, infine, che anche i treni regionali percorreranno la nuova linea ferroviaria e dunque anche i pendolari potranno finalmente godere di un servizio all’altezza delle aspettative. E comunque, rispetto a qualche anno fa, parlando sempre di ferrovie, è intervenuta una novità positiva che sta passando sotto silenzio”.

Ovvero?

“Ho sempre sottolineato questo ruolo di cerniera naturale che Benevento può ricoprire per i collegamenti ferroviari. Bene, se l’Alta Capacità interessa la direttrice Est-Ovest, per quella Nord-Sud sono in corso due significative iniziative sempre a firma di Regione e Rfi. La prima riguarda la riattivazione della linea con il Molise, la Benevento-Campobasso. Una linea che era sospesa e che – grazie a un finanziamento di 20 milioni della Regione – è stata riaperta. Per il momento in chiave turistica, per il futuro anche in quella commerciale perché il Molise, tranne l’area che gravita sull’Adriatica, dovrà utilizzare la Napoli-Bari come unico sbocco sull’Alta Velocità”.

E la seconda iniziativa?

“Guarda a Sud ed è l’elettrificazione della Salerno-Avellino-Benevento. Sono già in atto interventi per la velocizzazione della linea e la sua elettrificazione, grazie al finanziamento della Regione. L’obiettivo, qui, è mettere in relazione i sistemi economici e quelli universitari e della ricerca dei diversi poli interessati. E dunque tiriamo le fila: tutte queste iniziative sono pezzi di un unico puzzle che può restituire centralità a Benevento. Non tutti, però, se ne sono accorti”.

A chi fa riferimento?

“La politica dovrebbe misurarsi e discutere di questo. Di progetti di sviluppo e strategia territoriale. Invece parla solo di se stessa. Prima ancora delle conclusioni, però, vorrei fare accenno a un’altra grande infrastruttura che riguarda il Sannio”.

E dunque?

“Si sta sbloccando un’altra grande rete, ma non parliamo né di strade né di ferrovie ma di acqua. La diga di Campolattaro è ormai prossima al collaudo tecnico-amministrativo e la Regione ha deciso, dopo decenni di parole, di accelerare i tempi della progettazione per l’uso plurimo delle acque”.

Uso plurimo vuol dire potabilità? Niente più emergenza acqua in estate?

“Il principale progetto che la Regione sta avviando, attraverso il suo Concessionario e in una corretta collaborazione con la Provincia, è quello del potabilizzatore. L’opera consentirà di risolvere la crisi idrica nei quattro mesi estivi (da giugno a settembre) non solo a Benevento e in Irpinia ma anche per parte delle province di Caserta e Napoli. Parliamo di 2.800 litri d’acqua al secondo. Realizzati il potabilizzatore e l’acquedotto (30km dalla diga al sistema regionale del Torano-Biferno) non ci saranno più crisi. E si sta mettendo a punto il progetto per l’utilizzo delle acque ad uso irriguo e industriale”.

I tempi immagino non siano brevi

“Come non lo erano per l’Alta Capacità. Anche adesso qualcuno dirà che serve molto tempo e che è meglio concentrarsi sulle cose immediate. Ma se non si affrontano questi problemi strutturali trascorreremo le estati a polemizzare su quanta acqua in meno arriva dal Molise o dal Lazio e a chi distribuirla prioritariamente. Queste sono le questioni strategiche che possono rappresentare un vantaggio competitivo per un sistema territoriale. E secondo me, lo ripeto, di questo dovrebbe discutere la politica”.

E invece?

“E invece vedo molte manovre di palazzo. Autoreferenziali quanto inutili”.

E’ un’osservazione che riguarda anche il suo partito di provenienza?

“Riguarda tutti e in particolare chi avrebbe il dovere di valorizzare le cose buone fatte per il territorio ma anche incalzare sul piano progettuale e non lo fa. L’interlocuzione con la Regione dovrebbe partire da questi temi. Da alcuni buoni risultati della Giunta Regionale per il Sannio, che ho ricordato, e da ciò che bisogna ancora fare. Perché è su questo che si qualifica una classe dirigente. Ma continuo a leggere di polemiche tutte interne al palazzo e distanti dal governo dei processi reali e dalla vita delle persone. Pure quando si parla di alleanze, resto allibito dinanzi a proposte che prescindono dagli atti di governo prodotti e dalle questioni programmatiche. Perché anche una nuova ipotetica alleanza non può che partire da un giudizio sulla concreta attività di governo ed essere conseguenza di una visione comune sulle idee e i progetti di sviluppo. Senza questa impostazione si precipita nel trasformismo e in una visione della politica arida e manovriera, lontana dalle persone, dai loro interessi e dalle loro passioni”.

L’ultima domanda è sul suo futuro: torneremo a vederla in vesti più propriamente politiche?

“Ma questa è una funzione politica. Realizzare progetti di sviluppo per il proprio territorio è il modo più alto di fare politica. Lo trovo gratificante e soddisfacente, personalmente e per quanti condividono l’interesse per le vicende relative alla crescita di un territorio. E dunque, se ci sono le condizioni, preferisco continuare ad occuparmi di questioni concrete. Non ho tanta voglia di chiudermi in un palazzo o in una segreteria a discutere di cose astratte”.