- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Il Sannio ha una lunga e complessa storia di immigrazione. Da più di un secolo il Regno Unito è uno di quei Paesi che più ha accolto gli emigrati provenienti dal beneventano.

Difficile fare una stima precisa di quanti siano i sanniti che oggi vivono e lavorano nel Regno Unito. Di sicuro, tenendo conto anche dei cosiddetti emigrati di “seconda” e “terza” generazione, si arriva facilmente ad un numero che supera di molto le diverse migliaia. 

Ancora oggi – del resto – molti giovani sanniti scelgono il Regno Unito come luogo di opportunità lavorative, come terra nella quale poter realizzare le proprie ambizioni ed i propri sogni. 

Qualcosa (anzi, molto), a seguito della Brexit, sta per cambiare.

A partire dal 1 gennaio 2021 ci sarà un vero e proprio giro di vite in tema di immigrazione. Se per coloro che già posseggono la residenza non ci saranno differenze significative, la questione diventa molto più complicata per coloro che avrebbero intenzione di andare a vivere e lavorare in UK.

A partire dal prossimo anno, per lavorare nel Regno Unito bisognerà prima di tutto ricevere un’offerta di lavoro specializzato e poi dimostrare una completa conoscenza della lingua inglese.

Inoltre, come spiegato bene dal Corriere della Sera, “non sarà più possibile trasferirsi nel Regno Unito con l’idea di mantenersi, almeno nei primi tempi, con lavoretti più o meno saltuari nei pub o nei ristoranti. E neanche vivere Oltremanica per pochi mesi per imparare o migliorare l’inglese, come hanno fatto per decenni tantissimi giovani europei. Le nuove disposizioni valgono sia per i cittadini dei Paesi Ue, sia per quelli extra-europei. Accanto alla stretta sui lavoratori non specializzati, il governo ha introdotto un «global talent scheme» che permette a scienziati e ricercatori di entrare nel Regno Unito anche se non hanno ancora ricevuto un’offerta di lavoro”.

Verrà infine introdotto il cosiddetto “sistema a punti”, ricalcando un po’ quanto già accade in Australia, in modo da stabilire chi può avere diritto ad un permesso di soggiorno lavorativo: “per poter entrare nel Paese, sarà necessario avere almeno 70 punti. I primi 50 si devono ottenere con i requisiti obbligatori (conoscenza della lingua, offerta di lavoro già valida per un mestiere specializzato). I restanti si possono accumulare con ulteriori caratteristiche: se la posizione per cui si è in lizza è in un settore in cui c’è carenza di forza lavoro, ad esempio, si ottengono 20 punti; altri 10 se si possiede un dottorato in una disciplina coerente con il mestiere che si vorrebbe fare in Gran Bretagna. Anche il salario può portare ad accumulare punti (più è alto, più punti si guadagnano). Non sarà possibile, comunque, ottenere il visto se il salario è inferiore a 25.600 sterline all’anno (eccetto che per alcune professioni, come quella infermieristica, per cui è prevista una soglia più bassa)”.