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Si scrive “dimissioni per motivi personali”, si legge “silurato”. Dal pomeriggio di ieri Leo Annunziata non è più il segretario del Pd Campano. Non un fulmine a ciel sereno: in via Santa Brigida lo sfratto era nell’aria da mesi e le valigie già pronte. Pasdaran deluchiano, Annunziata ‘paga’ l’eccessiva fedeltà alla causa di chi ne sponsorizzò l’elezione nel marzo del 2019. Vaso di coccio tra vasi di ferro, il segretario-filosofo non poteva reggere l’urto dello scontro tra gli inquilini di Santa Lucia e Nazareno. Per restare in piedi, da parte sua, Annunziata ha fatto poco o nulla, in linea con il motto del suo Vate secondo cui il Pd meno fa, meglio fa. Non per niente, l’unica volta che ha convocato gli organismi dirigenti è stato per dare il via libera al De Luca-bis.

E poi c’è stato il ‘caso-Benevento’, episodio su cui oggi si soffermano anche i cronisti politici del napoletano. Non poteva restare impunito l’imbarazzante spettacolo delle scorse amministrative quando Annunziata si è presentato nel Sannio per ‘benedire’ l’accordo tra Mastella e i dissidenti Pd nonostante il parere di segno opposto manifestato dai vertici nazionali del partito (lo stesso Letta partecipò a una manifestazione a sostegno di Perifano).

E ora? La parola torna all’assemblea regionale, chiamata – in teoria – a sostituire l’ex segretario. Un nome già circola ed è quello di Stefano Graziano, tra i pochi dirigenti Pd capace di tenere buoni rapporti sia con De Luca che con Letta. Ma l’esito non è affatto scontato anche perché in tanti sperano nel commissariamento, soluzione che il governatore campano vede come il fumo negli occhi. Chi ci spera, invece, è il deputato sannita Umberto Del Basso De Caro che, da sfidante di Annunziata alle primarie di tre anni fa, in assemblea può contare su un buon numero di delegati. Dalle colonne regionali de ‘Il Mattino’, dunque, De Caro lancia il ‘metodo Orlando’: “Graziano? Lo leggo dai giornali ma queste sono decisioni che si prendono all’unanimità. E non credo ci sia in assemblea. Serve invece ricostruire il partito con qualcuno che abbia piena fiducia di tutto il Pd. Come fu con Andrea Orlando a Napoli. E poi dopo si farà un congresso: altro che semplice surroga”.