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Benevento – “L’ennesima mortificazione ai cittadini sanniti, come al resto dei campani, arriva dallo stop ai ricoveri programmati e alle classiche attività ambulatoriali nelle strutture sanitarie pubbliche, a cominciare da quella dell’azienda ospedaliera ‘San Pio’ di Benevento. La storia, purtroppo, si ripete, nonostante gli slogan della Regione Campania e del management aziendale”. Così, Alessandro Fucci, presidente dell’associazione AsLIm Italy (Associazione Liberi Imprenditori Italiani), con sede legale a Limatola (Benevento) e che annovera oltre mille imprenditori in tutta Italia. 

“Nel 2020, il Covid ci ha colti di sorpresa, rendendo comprensibili determinate scelte. Ma, oggi, avere lo stesso approccio e adottare gli stessi provvedimenti significa solamente ammettere la propria incapacità. Chi glielo spiega a chi aveva una visita di controllo o un intervento chirurgico programmati già da diversi mesi che ora deve rinunciarci? Quanti sono i dipendenti di aziende private che per sé o per i propri familiari sono costretti ad assentarsi dal lavoro per ricercare assistenza? Non a caso, negli ultimi due anni, stiamo assistendo a un aumento di morti per tumore causato da diagnosi tardive. L’attività di prevenzione, che è sempre meglio della cura, è ormai passata in secondo piano. Pur comprendendo l’evoluzione dei contagi sul territorio, dopo due anni risulta difficile accettare lo stesso sistema di affrontare le problematiche” aggiunge Fucci.

“Allora, perché – continua Fucci – non adibire l’ospedale di S. Agata dei Goti esclusivamente a struttura ‘Covid’ lasciando ‘libero’ quello del capoluogo sannita dove continuare la normale attività di cura e di pronto soccorso per quegli utenti che non sono positivi al virus? Un giovane o un anziano, ad esempio, che ha un attacco di appendicite quante ore deve sostare in pronto soccorso, dove ovviamente verrà sottoposto per prima cosa all’esito del tampone, prima di essere visitato e curato? E’ una questione di personale, di volontà politica o di scelte aziendali?”.

“Questa non è più un’emergenza, ma un’assenza di strutture, di organizzazione, di medicina territoriale, di personale. E a pagare, come sempre, sono i cittadini, soprattutto le fasce più deboli”, conclude Fucci.