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La discarica di Sant’Arcangelo Trimonte riaprirà. All’unanimità, il Consiglio provinciale ha risposto positivamente alla sollecitazione giunta dalla Samte, la società controllata dalla Rocca e operante nel settore rifiuti, che nel sito sannita – così come concordato nella riunione tenutasi in Prefettura martedì – conta di allocare la Futs proveniente dall’impianto di Casalduni.

La Rocca, dunque, stanzierà i 530mila euro utili alla riattivazione del secondo lotto della discarica.

Da parte di questa Presidenza – ha sottolineato Antonio Di Maria – non c’è alcuna volontà di creare ulteriori problemi a comunità che già hanno dato tanto, anzi troppo, in termini di solidarietà. Per riapertura non si intende lo sversamento dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, come accadeva in passato, ma il deposito di rifiuto umido già lavorato e stabilizzato. Un discorso completamente diverso e che non comporta rischi ambientali”.

Una decisione condivisa dall’intero Consiglio, a prescindere dalle appartenenze politiche, ma subito contestata, in aula, dal sindaco di Paduli Domenico Vessichelli.

I Comuni interessati dalla discarica attendono da dieci anni il ristoro ambientale pattuito all’epoca. Mi aspettavo dunque da questo Consiglio un gesto di solidarietà nei confronti delle nostre comunità, magari condizionando la riapertura della discarica al pagamento di quanto ci spetta. E invece ancora una volta ci lasciate soli. Chiederò ai sindaci di Sant’Arcangelo Trimonte e Apice di sollecitare la Prefettura a convocare un tavolo di discussione”.

Non solo Sant’Arcangelo, comunque. La delibera approvata questa mattina prevede anche la rivisitazione dell’intero ciclo dei rifiuti nella provincia di Benevento. E questo al netto dell’incapacità della politica di avviare concretamente i lavori dell’Ato Rifiuti, organismo deputato proprio alla riorganizzazione dell’intero comparto ma di fatto ancora non operativo, nonostante l’elezione del nuovo presidente.

Il nostro obiettivo – ha dichiarato ancora Di Maria – è ottenere l’autonomia del Sannio che vuol dire chiudere in questa provincia l’intero ciclo rifiuti, dalla raccolta allo sversamento”.

Proposito che non può riuscire senza la rifunzionalizzazione dell’impianto di Casalduni. Ad illustrare la situazione, in una sala dove erano presenti anche i lavoratori dello Stir, tecnici e dirigenti Samte.

Dall’incendio dello scorso agosto la società non ha più ricavi ma soltanto costi. Ogni mese spendiamo 110mila euro solo per le operazioni di prelievo del percolato. Poi ci sono le risorse legate alla sicurezza dell’impianto”.

Il percorso di ripristino dell’impianto, ha spiegato il direttore tecnico della Samte, c’è e prevede un cronoprogramma preciso. Anche qui, però, serve uno sforzo finanziario da parte della Provincia. Ma Di Maria vuole un cambio di passo: “Abbiamo ereditato una situazione imbarazzante. Tra siti non idonei, impianti che non funzionano, rifiuti non smaltiti, conti in rosso e mancanza di programmazione, il quadro è a dir poco drammatico”.