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Benevento – Una medaglia mondiale è un’emozione difficile da descrivere. Ci si può provare con le parole, con qualche aneddoto, ma la sensazione è che manchi sempre qualcosa. Perché certi momenti, per unicità ed intensità, sono compresi a fondo solo se vissuti. Ha avuto la bravura di farlo Rossana Pasquino, schermitrice beneventana classe ’82 che ai mondiali Paralimpici di Roma è riuscita a raggiungere lo splendido traguardo dell’argento iridato nella Sciabola a squadre insieme a Loredana Trigilia, Andrea Mogos e Marta Nocent. L’oro è sfumato nella finale contro l’Ucraina, ma nonostante la smisurata voglia di vincere e l’ambizione delle ragazze del Ct Marco Ciari non si può certo parlare di sconfitta. 

L’Italia guidata dal talento di Bebe Vio ha chiuso il medagliere al secondo posto alle spalle della Russia, ma ci sono momenti, attimi e situazioni che non rientrano nelle statistiche e negli annali. Ha provato a raccontarceli proprio Rossana, che il giorno dopo aver conquistato l’argento è al settimo cielo: “Sono tornata alla mia vita normale, ma certi momenti è difficile scrollarseli di dosso. Sono state giornate vissute al massimo, delle quali conserverò tanti insegnamenti. Era il mio primo Mondiale, mi ha colpito l’ambiente multiculturale e la percezione di essere tutti uguali. Una percezione che almeno per quanto riguarda me, che sul luogo di lavoro sono l’unica paraplegica, non è così comune”.

L’esperienza nella Capitale è iniziata martedì con la sciabola individuale per poi proseguire nei giorni successivi: “Nella sciabola poteva andare molto meglio. Sono uscita ai gironi, ma il mio raggruppamento era molto complicato. Due su quattro delle mie concorrenti sono andate a medaglia e questo rende chiaro il quadro del valore. Nella spada individuale qualche rimpianto legato al sorteggio c’è. Ho chiuso il girone con cinque vittorie e una sola sconfitta contro l’atleta russa che ha poi vinto l’oro. Sono uscita agli ottavi contro una bielorussa molto forte che aveva però strappato con i denti la qualificazione ai gironi, ragion per cui è stata abbinata a me che avevo chiuso benissimo il mio gruppo. Ho partecipato anche al torneo di spada a squadre, ma siamo uscite subito perché poco competitive. Per la prima volta l’Italia iscriveva una squadra di spada, abbiamo perso con la Thailandia”. 

Il rammarico ha lasciato però spazio alla gioia nella giornata di domenica nonostante la sconfitta per 45 stoccate a 31 contro l’Ucraina: “Sono felicissima per come è andata nella sciabola a squadre. In finale abbiamo trovato un grande avversario a cui rendiamo onore, ma noi abbiamo dimostrato grandi cose. Ad essere sincera non mi aspettavo di far parte delle titolari, ma quando sono salita in pedana non mi sono risparmiata. Sono molto soddisfatta anche sul piano individuale”. 

Ora lo sguardo è rivolto al futuro con sempre più motivazioni e allenamenti da svolgere alla palestra Furno di Benevento: “No, ora non mi fermo più e non nascondo che il grande sogno sono le Paralimpiadi. Per ottenere un punteggio maggiore occorre gareggiare sapendo usare due armi. Maneggio la spada da circa 5 anni, ma da meno di un anno ho iniziato con la Sciabola. I progressi all’Accademia Olimpica di Scherma a Benevento sono stati importanti anche grazie al mio allenatore Dino Meglio. Attraverso vari tornei provvederemo all’avvicinamento agli Europei di Terni in programma a settembre 2018 per poi lanciarci nelle qualificazioni olimpiche a partire dal novembre successivo. La strada è lunga e in salita, ma niente è impossibile. Io ci credo”.