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Il giornalista Paolo Rumiz è stato ospite questa mattina dell’Università del Sannio presso la Sala Convegni di Palazzo San Domenico per un dialogo con gli studenti sul tema “Europa, il tradimento del mito”.  Rumiz  è tornato a Benevento ospite dell’Università del Sannio. E ci torna da “settentrionale pentito”, come ebbe a dire di lui La Stampa di Torino. Amico dei meridionali e del concetto di Europa mediterranea come fulcro della civiltà occidentale dalla Grercia alla Magnagrecia, l’impero di Roma che vedeva in Benevento il suo ombelico, trait d’union tra Occidente e Oriente. Un Europa vista da sud, le sue radici cristiane che seppero essere capaci di evangelizzare l’orda barbarica che distrusse l’Europa romana per costruirne un’altra ma richiamando la latinità. Insomma Rumiz, il gran viaggiatore, si interroga e ci interroga sul fururo del vecchio continente in un epoca di grosse trasformazione che va avanti da un trentennio e che lui stesso definisce vorticoso, difficile da analizzare perchè in continuo divenire. “Se noi dimetichiamo che Europa è una femmina rapita che viene da Oriente dimentichiamo le nostre origini e senza un mito forte nessuna comunità stra in piedi.” Lo scrittore e giornalista, che è stato accompagnato nella riflessione dal Rettore Gerardo Canfora e dalla docente Aglaia McClintock, ha portato a compimento la sua quadrilogia ideale sull’Europa: l’autore ha voluto riscrivere al femminile l’epica del nostro continente, la nostra culla, mescolando mito, viaggio, storia e mistero alle tragedie dell’attualità. L’Europa, imbarbarita e senz’anima, ha dimenticato le proprie origini: questa l’accusa del giornalista ed intellettuale, cui si deve in buona parte la riscoperta di un altro mito, la Via Appia, da lui percorsa a piedi come facevano i pellegrini molti secoli or sono. Il Rettore Canfora ha sottolineato: “Rumiz parla di alcuni fantasmi che agitano lo scenario europeo come i populismi  e la chiusura alle diversità. Un volume molto interessante”.

La docente McClintock ha parlato dell’ultimo lavoro di Rumiz come di un libro “duro” e lo ha commentato con queste parole: “Parla della frammentazione europea, della violenza della paura. E’ un libro politico che affronta diverse sfaccettature. Ma vuole portare propositività”. Rumiz ha detto: “Questa Europa non può nascere da un immagine monetaria ed economica, è più facilmente raggiungibile attraverso la mitologia. L’Europa è una donna rapita che viene da Oriente. Non dobbiamo dimenticarlo altrimenti tardiamo il mito. L’Europa rischia di dissolversi”. Poi ha aggiunto: “Non bisogna ridurre l’Europa ad una realtà geopolitica. E’ molto pericoloso. Non possiamo costruire un’identità in negativo. Serve un’identità forte. Siamo un popolo di migranti se non comprendiamo tutto questo andiamo verso la dissoluzione”.