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Benevento – E’ l’argomento più discusso di questi giorni, e non potrebbe essere altrimenti. Il Festival di Sanremo è un appuntamento tradizionale, dal fascino eterno. La serata odierna prevede i duetti dei big in gara con diversi ‘grandi’ delle edizioni precedenti, ma prima è il caso di fare un resoconto su ciò che è accaduto nei primi due giorni. La rubrica “Sanremo Gitano” inizia proprio così, tracciando un bilancio su quello che è stato l’inizio del settantesimo Festival della Canzone Italiana. Gitano, artista di Tocco Caudio, è stato l’ultimo sannita a calcare il palco dell’Ariston. E’ lui a commentare per Anteprima24 ciò che la kermesse ci ha riservato finora

Partiamo dalla classifica parziale. Secondo il giudizio della giuria demoscopica il primo posto spetta a Francesco Gabbani, è d’accordo?

“Sì sono d’accordo, perché Gabbani ha portato a Sanremo ancora una volta un pezzo ruffiano e bello, però avrei preferito le Vibrazioni al primo posto”.

A proposito, cosa pensa della Giuria demoscopica?

Della giuria demoscopica non penso niente perché le giurie sono un classico, specie quando dicono che in ultimo ce n’è una che potrebbe ribaltare tutto. Alcuni anni fa fui padrino e presidente di giuria ad un concorso di voci nuove in cui le giurie erano due, quella degli esperti e quella del pubblico. Diedi dieci ad una ragazza bravissima, gli organizzatori raccolsero i voti con un conteggio che avevo fatto già in precedenza. La vittoria spettava a quella ragazza ma, sul palco, il presentatore prima nominò vincitrice una “ciofeca”, poi se ne uscì che aveva scambiato il mio voto per un sei. Io presi il microfono, salii sul palco e ne dissi di tutti i colori…fui minacciato di brutto (tutto scritto nel mio libro L’Inkazzautore -Feltrinelli editore.)”.

Tra i cantanti in gara qual è stata, a suo avviso, la sorpresa di questo Sanremo e quale invece la delusione?

“Sorpresa?! quasi nessuna, se posso dire, sorpresa, si è stato Junior Cally tanto maltrattato (anche l’atteggiamento del pubblico in sala è stato da schifo per averlo snobbato) invece a me è piaciuto…certo i testi delle sue canzoni alcuni li ho letti e di certo lasciano a desiderare perché inneggiano alla violenza sulle donne… fa un po senso ma fa anche senso l’incoerenza degli organizzatori, si fanno i monologhi, giustissimi e bellissimi che parlano di violenza alle donne e poi inviti il trapper che dice tutto il contrario? Audience, solo Audience e tutto pianificato. Junior è andato a Sanremo con la Sony non con la Pincopallino record!!! Non mi è piaciuto il suo look che mi ricordava un colonnello delle SS… Quei tedeschi vomitevoli che hanno massacrato la storia. La delusione, ma non del tutto, è stato il mio amico Michele Zarrillo. Mi aspettavo da lui, che vanta una delle voci italiane più belle, un qualcosa in più”.

Quanto ai testi, ce n’è uno che l’ha colpita particolarmente? 

“Tra i testi c’è quello di Tosca. E lei è sublime quando canta, mi ricorda tanto Mia Martini con la sua semplice scioltezza di anima e passione”.

Si è molto discusso dell’esibizione di Achille Lauro, che nella prima serata si è spogliato sul palco dell’Ariston. Il pubblico si è immediatamente diviso, come giudica il suo gesto?

“Per Achille Lauro io sto dalla parte mia immedesimandomi tra chi, come me, prima non sapeva che nel mondo dello spettacolo esistono le furbate, le costruzioni di personaggi, le pianificazioni e strategie discografiche di lancio. Oggi di costruzioni se ne fanno ancor di più perché è tutto marketing, si parla di autoproduzioni, quindi ogni cosa si pianifica. Prima nelle case discografiche c’erano i direttori artistici che seguivano i cantanti in tutto, arrivando a discutere su un testo per ore. Oggi si inventano slogan per arrivare, anche quelli volgari perché “arrivano” di più. E se poi avrai milioni di visualizzazioni hai raggiunto l’obiettivo. Con i direttori del marketing, l’arte viene messa da parte. A volte, però, un personaggio che ti sembra negativo non lo è. Ho sentito Achille Lauro live e mi è piaciuto tantissimo, sembra scemo ma non lo è, recita ciò che gli hanno imposto. E un grande artista e a me piace soprattutto quando canta le sue melodie malinconiche in minore”.

La conduzione di Amadeus è stata accompagnata da diverse polemiche, come valuta il suo operato nelle prime due serate di Festival?

“La conduzione di Amadeus è stata azzeccatissima, indovinata e necessaria perché il Festival veniva dalle due conduzioni Baglioniane molto noiose e con la puzza sotto il naso. La semplicità fa sempre centro e Amadeus ci è riuscito. Il Festival mi sta piacendo e sta piacendo anche a tanta gente. Dopo anni finalmente si è organizzato un festival popolare. E poi c’è Fiorello che è il Dio dello spettacolo. Tiziano Ferro, tra le più belle realtà del pop italiano…e che ce ne frega se ha fatto un piccolo errore in “Almeno tu nell’universo”?! I grandi e passionali come lui a volte sbagliano perché non cantano con le regole musicali ad ogni respiro e non sono andati a scuola di canto, cantano perché il canto gli scorre nelle vene, come le dita di Pino Daniele tra le corde della chitarra”. 

La seconda serata è stata contraddistinta dalla ‘reunion’ dei Ricchi e Poveri, mi piacerebbe sapere un suo giudizio sulla loro performance. 

“Sì mi e piaciuta la ‘reunion’ dei Ricchi e Poveri, ma anche quella di Albano e Romina, peccato che hanno cantato in play-back. Mannaggia, non ci voleva. Sanremo è una mega festa di piazza, una manifestazione popolare quindi anche questa scelta è stata azzeccata”.

Domanda scomoda. Molti sostengono che Sanremo sia cambiato per non cambiare mai, quali sono le principali differenze rispetto ai tempi delle sue partecipazioni al Festival?

“Sanremo, forse da quest’anno cambierà, per diventare quello che è sempre stato, una manifestazione popolare, che deve essere alla portata di tutti, della massa. A Sanremo ci dovrebbero andare tutti gli artisti di ogni genere anche quegli artisti del “si praticamente no cioè, nella misura in cui”. Ecco, quelli ci dovrebbero andare spesso e non solo quando sono in discesa, dopo averlo criticato e snobbato; l’arte da nicchia è bella ma metterla in mostra è cosa ancora più bella. Quando ci sono stato io, negli anni Novanta, si dava molto più spazio alla musica, a noi cantanti. Il cast si sapeva già a settembre e dopo un po iniziavano le interviste, le foto per i giornali, le costruzioni per creare il personaggio. Poi si andava a Sanremo due mesi prima…diciamo…posso dirlo…erano gli artisti protagonisti ed in primo piano su tutto. Forse è per questo che la gente ancora si ricorda di quei Sanremo, il nostro operato non era un fast food. Faccio ancora tanti concerti e quando canto le canzoni di Sanremo Pelle di Luna e Tamurè il pubblico le ricorda ancora. Fra qualche settimana o mese, credo, pochi si ricordano di questi artisti se non si pianificano con una grande autoproduzione”.

Ricorda qual è stata l’emozione nel calcare il palco dell’Ariston? Quale fu la prima cosa che pensò in quel momento?

“Calcare l’Ariston è soltanto magia un’emozione indescrivibile che non riesci neanche a descrivere perché sembra una cosa surreale, di essere il protagonista assoluto di una favola immensa che neanche te ne rendi conto. Gli autografi, la gente che ti corre dietro, prendere il sorrisi e canzoni e vedere il tuo nome in classifica tra i big e super big, ricevere i premi, quei tanti che ho ricevuto, centinaia e centinaia di concerti in tutta Italia, le piazze piene, una su tutte quella di Lanciano e Ciriè di Torino. Cantare. Il figlio di un pastore di Tocco Caudio, zi Mingo, Ndonio e ze Colomba che cantava all’Ariston in diretta mondiale, e nelle piazze gremite. Chiudere gli occhi e vedere una marea di gente…e chi lo dimentica, queste cose mi daranno respiro e forza fino agli ultimi giorni della mia vita. Quando la mattina alle quattro andai a Montesarchio per comprare il giornale e vedere il mio nome tra i partecipanti a Sanremo, me ne resi conto poco, mi tremavano a stento le gambe. Quando però arrivai a Sanremo, scesi dalla macchina e baciai l’asfalto. Iniziai a piangere vedendo il sorriso di mia madre che dal cielo mi guardava! Piangevo allora come lo sto facendo adesso, in questo momento. Quando poi salii sul palco, mentre cantavo sentivo la voce di mio padre che chiamava il cane Leone, un cane bianco che comandava il gregge… Le mie radici sono state macigno, come mia madre che è ancora una dolce galera”. 

Si parla spesso delle case discografiche e della loro incidenza nel circuito musicale contemporaneo. E’ davvero così alta? 

“No, non è cosi, è vero che le case discografiche incidono, ma solo le Major, nel senso che se non hai una Major non vai da nessuna parte e alcune piccole spillano soldi ai poveri ragazzi che tutti i giorni bussano facendosi fregare con un niente e con una semplice promessa. Le major e tutta la discografia in una pianificazione, poi, conta poco, serve solo da supporto, per esperienza nel promuovere dischi. Oggi la discografia fa da supporto ed è serva dei grossi impresari che la fanno da padrona perché sono loro che poi piazzano nei concerti i cantanti. Sono gli impresari che fanno anche da produttori esecutivi, investendo,  o giostrando e gestendo soldi degli artisti che si fanno una autoproduzione e ce ne sono di artisti diventati grandi attraverso autoproduzioni…ma tantissimi. I discografici non investono più, ecco perchè si affidano ai direttori del marketing. Il discorso è lunghissimo e contorto e per farmi capire bene dovrei fare anche dei nomi. Striscia lo ha fatto prima di me, anzi io l’ho fatto prima di Striscia nel mio l’Inkazzautore”. 

Come valuta il ritorno di Rita Pavone? E la performance di Tosca e Piero Pelù?

“Rita Pavone la considero forte come Mina e come Mia Martini. Una cantante che dà brividi quando canta, trasmette emozioni, ma chi se ne frega dell’età. Di sicuro a Sanremo c’è andata con una autoproduzione o forse perchè la Rai l’ha sempre bistrattata, perché troppo brava e con qualche personaggio poco ben visto che è vicino a lei. Queste cose le so perché ne ho sentito parlare già anni fa. Forse la Rai si è pentita delle troppe volte che le ha chiuso le porte. Comunque mi fa impazzire quando canta. Tosca non è una sorpresa, bravissima. Piero Pelù, un grande, un tempo però avrebbe fatto il super ospite…”

Cosa pensa dei tanti artisti che nascono sui social? Oggi è più semplice arrivare a Sanremo?  

“E menomale che ci sono tanti artisti che nascono su social, è una fortuna. Ma il discorso resta quello, se non hanno una Major come la Sony alle spalle, o un Ferdinando Salzano, come nel caso di Achille Lauro, rimangono solo e soltanto sui social”.

Ci può svelare un retroscena di quei giorni che la videro protagonista a Sanremo?

“Un retroscena ai miei Festival? Il primo Festival. Riguarda la giuria: prima sera primo posto, seconda sera primo posto, terza sera primo posto, quarta sera…VINCITORE MORALE!”

Per chiudere, cosa ne pensa della politica del mondo dello spettacolo?

“Malissimo, ed è uno schifo, stupide discriminazioni e inutili discriminazioni al contrario. La politica tutta è per me fastidiosa. Non mi piace più perché non ci sono idee figlie della passione e dell’onestà, una confusione totale, un giorno sento Zingaretti che perde 8 a 1 e dice di aver pareggiato o addirittura vinto, e tutto mi sembra ridicolo. Poi accendo la televisione e vedo Alessandra Mussolini che parla e mi irrita tanto da cambiare canale perché salta da una rete a un’altra per prendersi un gettone. Insomma, i neri diventano rossi, i rossi diventano neri, i bianchi decidono e poi insieme vanno a “merendare”. La politica nello spettacolo è lo specchio di un marketing e di una patologia di apparire a tutti i costi. La mia arte la faccio sul palco. E’ sul palco che spiego le mie idee e le mie passioni con le mie canzoni, cantando live come un leone”.