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Non mi sento un eroe. Ho semplicemente garantito ai finanziatori statunitensi che la compartecipazione dell’Italia ci sarebbe stata. Ho solo fatto da garante, ero certo che i fondi, come poi è avvenuto, sarebbero stati trovati per uno studio di così grande valore”.

Il virgolettato è di Lorenzo Capossela, il commercialista di Benevento che, con la sua generosità e il suo impegno, ha permesso al Centro esperto Sla dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara di far partire la ricerca sulla biomolecole RNS60. A raccogliere le sue parole è stata l’edizione di Torino de “La Repubblica”. Purtroppo, però, sua moglie non ce l’ha fatta. “Purtroppo mia moglie non potrà trarne giovamento, perché è morta ad aprile – racconta – ma se lo studio avrà successo, come spero, altri malati ne trarranno grandi benefici. La ricerca è l’unica strada per curare malattie come la Sla“.
La storia è stata raccontata (leggi qui) oggi dalla dottoressa Letizia Mazzini, scienziata di fama internazionale, che è a capo dell’equipe che sta portando avanti nell’ospedale piemontese la sperimentazione della biomolecola RNS60, basata sull’utilizzo di cellule staminali: a lei e al suo gruppo di lavoro la Fondazione Banca Popolare di Novara ha consegnato questa mattina la terza tranche di 50.000 euro di un finanziamento che sta sostenendo l’approfondimento degli studi su questo farmaco innovativo.