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Benevento – La storia e la memoria di anni duri, intrisi di sangue, di stragi, di piombo, di sequestri, di bombe rivivono grazie all’opera di Salvatore Borsellino (fratello minore del compianto giudice Paolo) e di Antonella Beccaria, Federica Fabbretti, Giuseppe Lo Bianco, Nunzia Mormile, Stefano Mormile, Fabio Repici e Giovanni Spinosa: “La repubblica delle stragi. 1978/1994. Il patto di sangue tra Stato, mafia, P2 ed eversione nera”. Libro presentato questa mattina presso la Sala Rossa dell’Unisannio di Piazza Guerrazzi, il giorno dopo il 31esimo anniversario dell’assassinio di Aldo Moro e di Peppino Impastato

Una storia troppo spesso dimenticata, non studiata e approfondita nelle scuole, che ha stravolto il nostro Paese proprio dalla “Notte della Repubblica” fino alla trattativa tra Stato e Cosa Nostra. Un testo ricco di spunti in cui emergono le collusioni tra i servizi segreti deviati, eversione nera e criminalità organizzata passando dal finto sequestro Sindona, alla strage di Bologna,  dall’omicidio Mormile con i giorni della Falange Armata fino a “quelli della Uno bianca” e la militarizzazione del Paese con una serie di fatti di sangue e attentati apparentemente senza senso. 

Presenti all’incontro, oltre a due co-autori del libro, Giovanni Spinosa, Presidente del Tribunale di Ancona e Stefano Mormile: Giovanni Conzo, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Benevento, il rettore dell’Università degli Studi del Sannio Filippo de Rossi,, il Prefetto di Benevento Francesco Antonio Cappetta, il nuovo Questore Luigi Bonagura, Antonella Marandola, Ordinario di Diritto Processuale Penale dell’Unisannio, Antonio Corbo, editorialista de “La Repubblica” e Nicla Tirozzi, portavoce del Movimento Agende Rosse gruppo Paolo Borsellino Campania.

Posso solo immaginare lo stato d’animo di Borsellino quando ha preso consapevolezza che accanto ai nemici mafiosi c’erano pezzi dello Stato che “lavoravano” per distruggere il suo lavoro”. Così il procuratore Conzo introduce la Repubblica delle Stragi.  “False collaborazioni, depistaggi che in questo libro scritto da ben 8 autori vengono in parte svelati o comunque fungono da suggerimenti per i procuratori di oggi che ancora sono alle prese con le indagini di quel periodo, caratterizzato da una cupa foschia“.

Tra gli autori del libro, come detto, c’è Giovanni Spinosa a fondere dubbi e sospetti su questioni irrisolte che mettono in discussione le verità consegnate, anche a livello giudiziario e penale, con troppa leggerezza alla storia.  Tra questi i delitti della “Uno bianca” come tappa fondamentale della destabilizzazione dello Stato.

Di questi 26 anni di misteri raccontati e sviscerati nel libro, Spinosa sceglie di illustrare quelli che vanno dall’11 ottobre 1990, data della presunta nascita del gruppo terroristico o meglio del consorzio eversivo Falange Armata, fino al 1994 o meglio al 3 novembre del 1993 quando viene “firmato” l’armistizio tra lo Stato e Cosa Nostra.

Spinosa, attraverso un excursus temporale ben definito, illustra la parabola criminale della Falange Armata che va di pari passo con le azioni efferate della Uno Bianca, di Cosa Nostra e  dell’Ndrangheta che colpiscono dapprima il fronte carcerario con l’omicidio dell’operatore penitenziario Umberto Mormile, per poi passare al vero attacco allo Stato con l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino e gli attentati di Roma, Firenze e Milano con l’obiettivo di indebolire, colpire e ricattare lo Stato ed influenzare il governo e la società civile, al fine di creare le condizioni per realizzare una trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra.

“Napolitano, all’epoca Ministro dell’Interno, ammise di aver avuto paura di un colpo di Stato. Dai comunicati della Falange Armata si intuiva la pianificazione di un progetto volto a militarizzare il paese, a tagliare la nazione da Nord a Sud, attraverso un consorzio eversivo a cui parteciperanno tutte le organizzazioni criminali del Paese, dall’Ndrangheta, alla mafia passando per il clan Nuvoletta”. Un collegamento che Spinosa spiega citando molteplici attentati e omicidi che in quegli anni passarono in secondo piano, come qualcosa al di fuori di un potenziale accordo tra servizi segreti e criminalità organizzata: “L’omicidio di un avvocato di Pescara che ha aveva difeso moltissimi appartenenti alle forze armate e di polizia sulla perequazioni delle retribuzioni, la bomba al Palazzo di Giustizia di Padova fino a quel discorso dell’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, che il 3 novembre del 1993 disse: ‘Io non ci sto’. Da quel discorso, però, partì il processo di pacificazione che coinvolgerà, purtroppo, anche la magistratura. Il processo dei fratelli Savi della Uno Bianca ne è una testimonianza dei legami tra questi, la Falange Armata e Cosa Nostra, di cui nulla venne acclarato, anzi.”  

Misteri, dunque, ancora da svelare, attraverso le carte, i documenti, le testimonianze, affinché possa essere restituita giustizia e dignità alle tante vittime e ai loro familiari che ancora oggi non conoscono i loro carnefici e i mandanti.

Scrive nella prefazione del libro, Marco Travaglio:
Un’opera preziosissima, a metà strada fra la memoria e lo scavo, fra gli archivi giudiziari e quelli giornalistici, per dissotterrare le verità indicibili. Una controstoria d’Italia senza inutili dietrologie né complottismi d’accatto: solo fatti documentati e raccontati, per la prima volta, con uno sguardo d’insieme che rende il quadro ancor più impressionante.”