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Dietro il 75% dei casi di suicidio di adolescenti c’è un vissuto di bullismo, ovvero di prevaricazione tra pari caratterizzata da intenzionalità nel mettere in atto azioni volte a danneggiare l’altro, asimmetria nel rapporto di forza tra vittima e persecutore, e persistenza nel tempo dei comportamenti persecutori.

Basterebbe questo dato, emerso nel corso della conferenza di presentazione che si è tenuta questa mattina presso l’istituto alberghiero “Le Streghe”, ad evidenziare l’importanza del progetto “Cy bell e no bull”, promosso, nell’ambito del “Piano nazionale per la prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo” da una rete di 12 istituti superiori della Campania, tra cui quello guidato da Maria Gaetana Ianzito. E’ stata proprio la dirigente dell’istituto “Le Streghe” ad inaugurare i lavori evidenziando quanto, fino a pochi anni fa, fosse diversa rispetto ad ora, nell’immaginario collettivo, la percezione della figura del bullo. “Il bullo – ha detto – era il monello, l’alunno magari intemperante e discolo che però non usciva mai dall’alveo della legalità grazie al forte sistema valoriale che trovava in famiglia e a scuola. Ora quel monello è scomparso, e il bullo, o cyberbullo, è al tempo stesso la causa e il risultato di una vera e propria crisi educativa. Una situazione che non possiamo più affrontare con la logica dell’emergenza, perché saremmo sconfitti in partenza. Servono azioni strutturali, e servono sinergie tra scuola, università, istituzioni, forze dell’ordine e tutti gli altri soggetti che possono mettere in campo competenze adeguate”. 

Sulla necessità di fare fronte comune contro il fenomeno del bullismo-cyberbullismo si è soffermata anche Lorena Capolupo, dirigente della Polizia di Stato (intervenuta per conto del questore Giuseppe Bellassai), che ha annunciato la volontà di replicare sia il ciclo di lezioni tenuto lo scorso anno in numerosi istituti, che il concorso “Contro il bullismo insieme. Il bullo in rete” voluto proprio dal questore.  Il comandante provinciale dei Carabinieri Alessandro Puel ha invece evidenziato quanto la rete abbia amplificato il fenomeno del bullismo e i relativi danni, e quanto scarsa sia la consapevolezza delle regole da utilizzare nella comunicazione “social”, e più in generale, delle insidie del mondo cyber, mentre Francesco Visalli, sovrintendente capo della Polizia postale, ha posto l’accento sugli aspetti salienti della recente legge 71/2017 che prevede, per i bulli con almeno 14 anni, l’ammonizione da parte del questore, e che accresce le responsabilità dei docenti: da “incaricati di pubblico servizio” se verranno a conoscenza di comportamenti perseguibili penalmente dovranno subito metterne al corrente il capo d’istituto che provvederà a denunciarli. A chiudere il ciclo degli interventi istituzionali sono stati, con un breve saluto, il prefetto di Benevento Paola Galeone, il sindaco Clemente Mastella e l’assessore comunale all’Istruzione Rossella Del Prete. Il prefetto ha lanciato l’allarme su quanto i dati sul bullismo nel Sannio possano essere sottostimati (lo stesso sovrintendente Visalli ha parlato di “numero oscuro” a proposito delle vessazioni non denunciate), ha ribadito l’importanza del compito della scuola “che deve riuscire a leggere tra gli studenti i segnali a cui dare risposte” e ha elogiato la sinergia instaurata anche su questo “fronte caldo” con il Comune.  Il primo cittadino, dal canto suo, ha citato il ruolo di “agenzia di senso” svolto dalla scuola e ha auspicato il potenziamento di discipline come la pedagogia e le psicologia che possono fornite utili chiavi di lettura del fenomeno del bullismo. Del Prete ha invece annunciato, per il 3 ottobre, la convocazione di un tavolo tecnico nel corso del quale si affronterà anche il tema del bullismo.

Alla funzionaria dell’Ufficio scolastico regionale Marina De Blasio, e agli esperti Dario Bacchini, Serena Aquilar e Annalisa Amodeo il compito di “definire” il fenomeno-bullismo con un interessante zoom sul bullismo omofobico, e di illustrare le finalità del progetto “Cy bell e no bull” che sta per entrare nel vivo e che prevede una serie di azioni finalizzata al coinvolgimento attivo di insegnanti, genitori e studenti. Sono stati fissati alcuni concetti-chiave: il bullismo è sempre esistito, anche se con denominazioni diverse; non è legato a un particolare contesto socio-culturale, e fenomeni analoghi sono presenti anche nel mondo del lavoro (mobbing) e in quello militare (nonnismo). In Italia la consapevolezza della gravità del fenomeno è maturata nel 2006 quando fu messo in rete il video delle vessazioni inflitte da alcuni ragazzi a un compagno di classe disabile e da allora si sono moltiplicati gli interventi normativi, le indagini conoscitive e i progetti di contrasto al bullismo. E ancora, dilaga soprattutto al sud il bullismo “al femminile” così come quello omofobico, se possibile ancora più “cattivo” perché le vittime hanno maggiore difficoltà a chiedere aiuto ai pari o agli adulti. Il cyberbullismo, poi, è particolarmente devastante perché non ha limiti spazio-temporali: per le vittime non ci sono pause o luoghi sicuri, ed è questa sensazione di sentirsi in trappola per sempre che può provocare scelte estreme.

Il docente di Unisannio Aaron Visaggio ha introdotto il tema della crudeltà dei ragazzini con una bella citazione de “Il signore delle mosche” di William Golding, per poi passare ad una disamina tecnica sul ruolo della tecnologia “che non va demonizzata”, e sulle peculiarità del cyberspazio “in cui molte cose sono diverse dal mondo reale, e non spariscono solo i contorni fisici ma anche l’identità, così come il senso del danno e del reato”. Ha poi fornito una serie di suggerimenti pratici su come proteggersi nella rete. Angelo Giovanni Pinto di Unicredit (Territorial Development Region Sud) ha infine esposto le iniziative dell’istituto in materia di educazione bancaria e finanziaria, nell’ambito di un più ampio obiettivo di educazione alla legalità, e le campagne contro le truffe agli anziani condotte in collaborazione con le forze dell’ordine.