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Benevento – La giocata che non ti aspetti, il colpo di genio, gli applausi del Rigamonti, l’inchino. E poi i guantoni di una leggenda a neutralizzare il rigore del possibile tre a tre. Un gesto tecnico lungo una carriera, poi l’abbraccio di colleghi, amici, compagni d’avventura. Sul successo del Benevento a Brescia ci sono i piedi di Samuel Armenteros e le mani di Ghigo Gori, personaggi opposti sul piano caratteriale ma quanto mai uniti nel formare i tratti somatici di una squadra che per realizzare un sogno ha bisogno di qualsiasi cosa: dell’estro, del raziocinio, dell’esperienza, dell’improvvisazione nella sua accezione positiva.  

Non è vero che il 3-2 del Rigamonti non serve a niente. Non occorre alla classifica, questo è sicuro, ma va a puntellare dei numeri che hanno comunque un certo peso. I giallorossi vincendo in Lombardia hanno raggiunto quota 60 punti totali, di cui 27 in trasferta. E’ un dato che abbiamo analizzato spesso, la cui interpretazione cambia a seconda delle prospettive. Si è fatto troppo bene fuori o troppo male in casa? La risposta è di quelle complesse, ma certo è che dieci sconfitte in 36 gare non valgono la promozione diretta. Il Brescia ne ha totalizzate soltanto 5 e il Lecce si è fermato a 8. Ecco, forse la differenza è lì, non nella provenienza dei punti ma nell’aver evitato cadute rovinose in giornate nate male. 

Il Benevento spera che le sue siano finite. Da quando è tornato al 4-3-1-2 Bucchi ha visto la squadra tornare aggressiva, oltre che prodursi in una sterzata riconducibile soprattutto a un concetto di mentalità. Oltre che le prestazioni, sono i numeri a non lasciare scampo. Con il modulo-fantasia adottato nelle ultime nove uscite sono stati quindici i gol incassati e 22 quelli realizzati. Una volta soltanto la porta è rimasta inviolata (a Verona) ma in ben sei circostanze si è subìto più di un gol. Qualcosa di troppo, in fase difensiva, è stato concesso. E ci sarà indubbiamente  da lavorare in questi infiniti giorni di passione che ci separano dal debutto play off. 

Dai singoli nel frattempo sono arrivate note lietissime. Il cambio di rotta ha permesso a Samuel Armenteros di esprimere il proprio potenziale, di accumulare minuti e raggiungere la condizione fisica ideale. Lo svedese, partner perfetto di Coda, al Rigamonti ha dimostrato di saper anche reggere da solo il peso dell’attacco. A lui si è unito Vokic, tenuto a lungo in naftalina ma dotato di una fisicità del tutto differente rispetto alle caratteristiche degli altri due elementi finora provati nel ruolo di trequartista, ovvero Ricci e Insigne. Tutti e tre mancini, tutti e tre potenzialmente letali tra le linee per ragioni diverse. 

Tanta la carne a cuocere, alte le aspettative. Con i play off è logico attendersi anche una crescita sul piano dell’entusiasmo, in attesa che parta il vero conto alla rovescia che si esaurirà all’inizio della doppia sfida con una tra Pescara e Cittadella. O forse no, perché le solite magagne all’italiana rischiano di rallentare i tempi di un finale di stagione da fuochi d’artificio. Sei pretendenti per il terzo posto in paradiso, col Palermo in bilico e il Perugia pronto a sperare in un ‘ripescaggio’. Battaglie vere. Non ce ne vogliano i cultori del Trono di Spade, ma la serie B è un’altra cosa.