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Tentato femminicidio pluriaggravato, rapina aggravata e minacce: sono questi reati consumati a Benevento lo scorso 11 novembre in via Ferrara che hanno portato alla maxi operazione della squadra Mobile di questa mattina nel capoluogo sannita con 100 uomini impegnati in 40 perquisizioni. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro nel corso di una conferenza stampa convocata nella mattinata. Il blitz scattato alle 6 del mattino con la partecipazione di uomini della Mobile e della Penitenziaria rientra nell’ambito delle indagini per far luce sull’agguato teso da uno sconosciuto giunto a bordo di uno scooter ad una donna, Annarita Taddeo, 31 anni, al Rione Libertà in via Ferrara la mattina dell’11 novembre. La misura cautelare della custodia in carcere, è nei confronti di Nicola Fallarino, 38 anni, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Augusta (SR), ritenuto gravemente indiziato, quale mandante  del delitto di tentato omicidio pluriaggravato (tentato femminicidio). L’uomo è accusato anche di porto illegale d’arma, tentata estorsione pluriaggravata e rapina pluriaggravata nei confronti della ex compagna.

A illustrare quello che accade quella mattina è stato il vice questore Flavio Tranquillo: “Abbiamo lavorato senza sosta per questo tentato femminicidio. L’attività investigativa è ancora in corso. Eravamo giunti  al rione Libertà perchè era  stata segnalata l’esplosione di un colpo di arma da fuoco nei confronti di una donna sul pianerottolo mentre perdeva sangue dalla testa e trasportata in Ospedale, dove le veniva riscontrata una “frattura chiusa della volta cranica” con un corpo estraneo conficcato al lato sinistro della fronte”. Il vice questore ha quindi spiegato come fu sequestrato un bossolo: “Ma la donna è stata scaltra, so è finta morta , potendo così vedere il killer che entrava nell’appartamento da lei abitato  e rubava nella sua borsa i suoi 2 telefoni cellulari e  anche la somma di circa euro 2000 euro. L’autore dei fatti si era allontanato indossando un casco integrale a bordo di uno scooter, risultato rubato a Napoli e trasportato e nascosto a Benevento alcuni giorni prima del fatto pronto per essere utilizzato per l’azione criminosa. I telefoni cellullare rubati inoltre erano stati danneggiati  per tentare di distruggere le prove”.

Il Procuratore Policastro ha sottolineato come il mandato avesse chiara l’intenzione che la donna non avesse altre relazioni con altre persone: “Aveva maturato il proposito di attentare alla vita della ex compagna già diversi giorni prima del tentato omicidio perché non tollerava l’interruzione della relazione, che li legava da tempo, e dei colloqui in carcere. Aveva preteso  che la stessa abbandonasse l’appartamento in cui avevano convissuto e l’attività commerciale da lei gestita da tempo. Infatti aveva minacciato la donna  reiteratamente “le avrebbe fatto incendiare tutto quanto  costringendola in tal modo ad andar via da Benevento”.

Le attività investigative anche con attività di intercettazione, tra l’altro, su più utenze in uso all’indagato, sia pure in stato di detenzione, dalle quali emergeva che l’uomo, dopo aver appreso del fallimento del tentativo, affermava senza mezzi termini che, nonostante fosse detenuto, aveva ugualmente la possibilità di far uccidere chiunque, in qualsiasi momento, fin dentro il letto di casa, ed anche con estrema facilità, potendo contare su numerose amicizie, maturate anche in ambiente carcerario, con soggetti pronti a raggiungere Benevento, a colpire ed andare via. Continuava a pretendere, inoltre, che la vittima e la sua famiglia dovevano restituirgli il bar altrimenti sarebbero morte entrambe, madre e figlia (odierna vittima del tentato femminicidio contestato) e che stava aspettando che uscisse di galera il padre della vittima per far uccidere anche lui, oltre a voler far saltare in aria il bar con delle bombe che aveva nella sua disponibilità, a riprova della fitta rete di uomini di fiducia disposti ad eseguire i suoi ordini anche quelli più gravi e complessi.

Non lesinava,  secondo l’accusa,  peraltro, in ulteriori conversazioni, continue minacce di morte e/o di spedizioni punitive di altro genere anche contro i presunti nuovi compagni della donna, attuali ed eventualmente futuri, nonché contro tutti i soggetti rei di essersi schierati dalla parte della donna ed otteneva dal proprio interlocutore, soggetto libero, un controllo morboso e quotidiano sugli spostamenti e le frequentazioni della vittima, così dimostrando di poter contare di una fitta rete di appoggio fatta anche di soggetti liberi che gli consentivano anche, nonostante lo stato di detenzione, di monitorare, fino al giorno dei fatti, finanche tutto quanto avveniva nell’attività commerciale da lui rivendicata mediante un impianto di videosorveglianza direttamente collegato al proprio cellulare. Emergeva anche che l’indagato intrecciava rapporti con numerosi soggetti disponibili a farsi intestare fittiziamente attività commerciali anche dopo il grave evento. Ed ancora rappresentava in più di una occasione che la cessazione della relazione sentimentale, evidentemente decisa dalla donna e da lui mal subita e vissuta come un’onta, doveva portare con sé la fine di tutti i “benefici” ad essa connessi.

Alla luce degli esiti di tutte le attività di indagine e delle intercettazioni,  emergevano, dunque, gravi indizi in ordine alla circostanza che l’indagato avesse premeditato e ordinato l’omicidio della donna per  il risentimento e la rabbia per la fine della relazione con la stessa che, resistendo strenuamente a tutte le minacce subite, da mesi non si recava più a colloquio, pretendendo di costringerla, conseguenzialmente, a lascargli il bar – del quale non risulta neppure formalmente proprietario –  e l’appartamento di via Ferrara n. 2/B, in cui la donna continuava ad abitare. Tale movente si accompagnava anche al suo sospetto che la donna stesse progettando di uccidere il figlio quale ritorsione per tutte le minacce da tempo subite ad opera dell’indagato.  Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati n. 3 telefoni cellulari presso il carcere di Augusta, numerosi altri, oltre pc e tablet, da esaminare,  presso le abitazioni, 3,50 grammi di Hashish 4,30 grammi di cocaina con arresto in flagranza del possessore, numerosi titoli di credito di importo rilevante su cui saranno svolte indagini. Per l’indagato previsto  anche l’isolamento diurno per la durata di  un anno uno e pene accessorie, atteso che lo stesso doveva espiare oltre l’ergastolo una pena cumulata di anni 26 e mesi 8 di reclusione, per altre condanne.  

Il Procuratore Policastro ha spiegato: “Abbiamo riscontrato una grave criticità quella che l’indagato poteva comunicare all’esterno seppur rinchiuso in carcere attraverso il cellullare”. Per il  Questore Giorgio Trabunella si tratta di una  vicenda gravissima “una delle più gravi accadute a Benevento negli ultimi anni. L’indagato aveva manifestato  il chiaro intento di uccidere la donna, dimostrando una fitta rete di collegamenti  verso l’esterno e l’estrema pericolosità del soggetto”.  

Le persone perquisite sono: Annarita T., 32 anni, Anna T., 60 anni, Angelina T., 47 anni, Maria T., 78 anni, Vincenzina T., 54 anni, Teresa A., 43 anni, Luciano M., 51 anni, Davide D. M., 61 anni, Renata L., 60 anni, Angelo D.G., 44 anni, A.M. Atallah, 28 anni, Valerio G.P., 19 anni, Oscar M., 50 anni, Giuliana D. N., 65 anni, Giovanni F., 66 anni, Giovanni F., 15 anni, Raffaella P., 38 anni, Rosa F., 34 anni, Roberto F., 32 anni, Alessia P., 42 anni, Emanuele S., 38 anni, Antonio B., 47 anni, Francesco P. C., 21 anni, Antonio T., 42 anni, Grazia T., 79 anni, Pompeo A., 30 anni e R. Pejaoui, 50 anni. Sono impegnati nella difesa, tra gli altri, gli avvocati Antonio Leone, Pierluigi Pugliese, Gerardo Giorgione, Luca Russo, Fabio Ficedolo e Vincenzo Sguera.