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Benevento – Ogni tragedia che ha colpito questo Paese, è contornata puntualmente da inadempienze, da propaganda, dalle parole “degli esperti”, da quelle dei politici, dalle “scuse” di chi doveva fare e non ha fatto. In un mare di “perchè” che spesso restano tali, l’unica certezza è  il lavoro dei  volontari, dei soccorritori.  Stremati dopo una giornata di ricerche. Impossibile dimenticare gli abbracci, la felicità nel ritrovare in vita qualche persona.    

Tra gli eroi di Genova ci sono anche due cinofili del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Benevento. Mario Romano, e Cesare Bozzi. Con loro Rocky e Tara Pastori Belga Malinois. 

Entrambi sono partiti il 15 agosto per partecipare alle operazioni di soccorso, assieme ad altri 40 cinofili da tutta Italia che si sono alternati a turni H24 in modo tale da assicurare una ricerca continua ed efficace.  

Quello che abbiamo visto – racconta Cesare Bozzi ad Anteprima24è stata una situazione peggiore delle previsioni. Siamo rientrati ieri,  nello specifico il nostro compito è stato quello di individuare il punto in cui si trovavano i dispersi ed una volta che il cane mostrava interesse in una parte specifica comunicavamo alle squadre dove scavare”. 

Uno scenario complicato quello che si sono trovati davanti i due cinofili: “Si scavava anche a mani nude, i nostri cani purtroppo hanno individuato diversi dispersi, nonostante le tante difficoltà date da una struttura molto grande in cemento armato dove vi erano tantissime insidie. Una di queste erano i materiali ferrosi,  pericolosi per noi soccorritori e per i nostri cani. Rispetto alle altre emergenze cui abbiamo partecipato, in questa tragedia era molto difficoltoso operare.  E’ stato molto complicato muoversi bisognava stare attenti”.

“Tra le tante immagini rientrati a casa, dimenticare  la disperazione non sarà semplice” così Mario Romano: La struttura a metà è il simbolo di una tragedia. Un’unica certezza, quella di aver fatto tutto quello che potevamo fare, e un unico rammarico: abbiamo il cuore spezzato. E’ stato terribile. Ogni nuova esperienza lavorativa resta dentro ad ognuno di noi,  soprattutto quando ci sono delle vittime.  Non è facile rimuovere quanto abbiamo visto: macchine accartocciate come fogli di carta, sapere che dentro si trovavano delle persone e non poter fare molto è stato difficile da sopportare, ancor di più trovarsi davanti a tutto questo e chiedersi come è possibile che sia accaduto.”