- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Ha riscosso grandi consensi il convegno sui “Tumori eredo-familiari di ovaio e mammella”, che si è tenuto presso la sala convegni “Padre Pietro De Giovanni” dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento. 

L’incontro è stato organizzato, nell’ambito di un programma specifico che prevede meetings  provinciali in tutto il territorio campano, dall’associazione ACTO (Alleanza contro il tumore ovarico) nella persona del Dott. Gianni Gerosolima – Presidente della sezione Campania e dalla Dott.ssa Annalisa De Blasio – Responsabile UOC Ginecologia ed Ostetricia del Fatebenefratelli di Benevento 

Fondata nel 2010 da un gruppo di pazienti e Ginecologi oncologi, ACTO è la prima rete nazionale di associazioni pazienti unite dalla comune missione  di dare sostegno alle donne colpite da neoplasie ginecologiche. Ogni attività è focalizzata, come ha sostenuto il Dott. Gerosolima, ad informare ed educare ogni donna sulla malattia, a  facilitare l’accesso alle cure migliori, ad aumentare la qualità di vita  delle pazienti, a promuovere la ricerca scientifica  e a dare voce ai bisogni e ai diritti delle donne ammalate e delle loro famiglie portandole all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni nazionali e regionali.

A questo progetto ha aderito l’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli, come   ricordato dal Superiore Fra Lorenzo Gamos, che ha tenuto a precisare quanto la struttura sanitaria sia sensibile  a queste tematiche, ricordando allo stesso tempo di come nella sua storia abbia sempre avuto a cuore la salute delle donne. Per questo ha incoraggiato sostenendo l’iniziativa, augurando buon lavoro e assicurando la disponibilità ad accogliere eventi futuri. Concetto rafforzato, nel suo intervento, anche dal Dott. Giovanni Carozza – Direttore Affari Generali del FBF.

La Dott.ssa Annalisa De Blasio, nel presentare il convegno, ha ricordato che grandi passi sono stati fatti nella cura delle malattie oncologiche. Oggi il tasso di sopravvivenza a 5 anni è del 65% e, per alcuni tumori come quello della mammella, può raggiungere l’85%. Di conseguenza i professionisti coinvolti non possono limitarsi solo alla sopravvivenza stessa, ma avere uno sguardo attento alla qualità di vita e , nel caso di donne giovani, alla possibilità di avere figli.

I tumori ereditari rappresentano dall’1 al 20% dei casi a seconda del tipo di tumore. Il paziente oncologico con sindrome ereditaria,come il soggetto sano portatore, necessitano, per la complessità e lam natura delle loro problematiche e della loro intensità e durata, di una presa in carico globale e una gestione integrata dei percorsi diagnostico-terapeutici. E’quanto è stato rafforzato concettualmente dal Prof. Pignata – oncologo del Pascale di Napoli e Responsabile della rete oncologica campana.

Il convegno è stata l’occasione per fare il punto sulle attuali conoscenze dei tumori eredo-familiari di mammella e ovaio, analizzando sia gli aspetti medici sia quelli di sanità pubblica, attraverso gli interventi dei relatori.

Anche se la percentuale dei tumori che riconoscono una predisposizione genetica non sembra altissima, si tratta di malattie  che hanno un pesante impatto clinico e sociale. Le pazienti affette o predisposte,in genere giovani, devono essere avviate a percorsi clinico strumentali intensivi con lo scopo di monitorare nel tempo,con scadenze molto più ravvicinate rispetto agli screening della popolazione generale, la salute di mammella e ovaio in modo da diagnosticare in fase precoce la malattia.

Lo scopo di questi incontri – ha concluso la dott.ssa Annalisa De Blasio – è proprio quello di contrastare l’inconsapevolezza dei rischi e la disinformazione, e far nascere programmi cui aderiscano varie figure professionali: “medici di famiglia, oncologi, ginecologi, chirurghi, radiologi e genetisti. Approfondire la conoscenza della malattia significa far sì che la paziente non si senta più isolata, ma parte di una comunità capace di affrontare con consapevolezza e serenità il difficile percorso della malattia.