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Benevento –  Riparte uno dei processi nati dall’inchiesta sull’Asl, condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. E in particolare quella che riguarda il filone politico della vicenda che coinvolge a vario titolo, come imputati, otto persone: Felice Pisapia e Michele Rossi,  all’epoca direttori generale e sanitario, Arnaldo Falato, ex responsabile budgeting dell’Asl, l’ex  parlamentare Nunzia De Girolamo, Luigi Barone e Giacomo Papa all’epoca collaboratori della De Girolamo, il sindaco di Airola Michele Napoletano e Gelsomino Ventucci.

Nel mirino degli inquirenti finirono alcune vicende emerse dalle registrazioni di Pisapia: tra cui il trasferimento di un dirigente e di alcune strutture sanitarie, la presunta pretesa sulla nomina di un primario, il bar del Fatebenefratelli, le sedi Saut e le somme per i medici di cui sarebbe stata tentata la non compensazione. Storie che portarono alla formalizzazione, nell’aprile del 2016, da parte gip Cusani, di accuse che vanno dall‘associazione per delinquere, alla concussione, alle minacce e alla turbata libertà degli incanti; dal falso all’abuso d’ufficio e all’offerta di un’utilità per ottenere il voto elettorale.

Nel processo sono parti civili la Sanit, i due dirigenti Asl Giovanni De Masi e Antonio Clemente, l’ospedale Fatebenefratelli e la stessa Azienda Sanitaria Locale

Questa mattina in aula sono stati ascoltati l’ex commissario dell’Asl BN 1, da agosto 2010 al marzo 2011, professor Enrico Di Salvo e i due dirigenti Antonio Clemente e Giovanni De Masi. 

Di Salvo venne nominato dall’allora Governatore della Campania Stefano Caldoro per attuare la spending review tagliando il 25% delle Unità Operative Complesse. Di Salvo ha risposto così alle domande del PM Francesca Saccone e degli avvocati difensori degli imputati raccontando l’incontro avuto con Luigi Barone e Giacomo Papa: “Venni chiamato per attuare il demansionamento di quattro Unità Complesse. Operazione che risultò anche abbastanza semplice visto che quattro primari avevano intenzione di lasciare il loro posto. A quel punto venne naturale la scelta. Dopo la mia decisione Luigi Barone e Giacomo Papa chiesero di incontrarmi e io acconsentii. I due durante la loro visita mi chiesero in maniera decisa e sgradevole di rivedere la mia decisione soprattutto sull’unità operativa di radiologia. Nessuna minaccia – ha spiegato il professor Di Salvo – ma con toni sgradevoli mi dissero che stavo commettendo un grave errore”.

Tono talmente sgradevole che Di Salvo, per far concludere il colloquio, intimò di chiamare la sicurezza: “Rimasi perplesso da quelle richieste. Dopo l’incontro vidi il dottor Arnaldo Falato che mi disse che probabilmente Papa e Barone avevano insistito per il non demansionamento perchè quel posto interessava al dottor Giovanni Molinaro, medico che tra le altre cose non era nemmeno specialista in Radiologia”. Dalla difesa invece sono state chieste delucidazioni sulle sedi Saut da mantenere o tagliare: “Dopo aver parlato con i sindaci ragionai e cambiai idea sulla delibera che prevedeva lo spostamento a San Bartolomeo dei servizi di Foiano. Dunque una buona notizia”.

Qualche giorno dopo quell’incontro Di Salvo lamentò degli attacchi mediatici: “Dopo quella mia mancata flessibilità nell’acconsentire alle loro richieste iniziò un attacco mediatico nei miei confronti. Ricordo articolacci de “Il Sannio” volti a mettermi in difficoltà dicendo che avevo particolari legami con non si sa chi. Così qualche mese dopo decisi di lasciare l’Asl.”

Dopo la testimonianza di Di Salvo è toccato al dirigente Antonio Clemente rispondere alle domande del Pm e dei legali degli imputati. Clemente ha spiegato la questione delle compensazioni economiche ai medici e gli scontri avvenuti con Pisapia e Rossi sui pagamenti alla Sanit.

Il dirigente Clemente dovrà tornare in aula, insieme a De Masi, il prossimo 18 ottobre, per il controesame dell’avvocato Prozzo, difensore di Michele Rossi. Il Tribunale ha calendarizzato anche le udienze di novembre, l’8 e il 29, in cui saranno chiamati a testimoniare, tra gli altri, la dirigente Calandra e il sindaco di Ginestra degli Schiavoni, Zaccaria Spina