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Benevento – Venturato va capito. La sua frustrazione è un déjà vu, qualcosa che si ripete nel tempo con cadenza ciclica, ma non senza ragioni. In principio fu Gori, poi toccò a Puggioni e adesso a Montipò. Tre portieri hanno ostruito la strada al suo Cittadella nei minuti di recupero, abbassando la saracinesca prima di dipingerci su il risultato finale: 1-0. Per il Benevento, chiaramente. Perché la parata del ragazzo novarese, allungatosi d’istinto sul colpo di testa improvviso di Diaw, oltre a valere tre punti è anche un punto d’incontro con la storia dei precedenti con i veneti. Il 13 novembre 2016 toccò a Ghigo Gori murare in due tempi un tentativo di Schenetti su assist di Kouamé nei minuti finali al Vigorito, salvando l’uno a zero di Ceravolo. E pensare che Ghigo quel pomeriggio non avrebbe dovuto essere nemmeno titolare; approfittò della convocazione di Cragno in nazionale under 21 per giocare due partite di gran carriera, fermando Cittadella e Ternana. Lo stadio, dopo la parata su Schenetti, urlò forte il suo nome unendosi in un momento indimenticabile. 

Il secondo intervento da ko porta la firma di Puggioni e si riferisce al match di andata di questo campionato. Ancora una volta minuti di recupero, ma cambiano gli interpreti. Davanti al portiere genovese c’è Settembrini, che va a colpo sicuro indirizzando la palla alla sinistra dell’estremo difensore: volo plastico, deviazione in corner e tre punti in cassaforte per il secondo episodio di una trilogia chiusa ieri da Montipò, abile e concentrato nonostante la gara gli avesse consentito di sonnecchiare fino a quel momento. Al secondo tiro in porta in 96 minuti il Cittadella avrebbe potuto colpire restituendo a Venturato un finale diverso. L’epilogo, invece, non è cambiato. Un po’ come il suo Cittadella, illuso dal possesso palla concesso dalla squadra di Bucchi e colpito da un Coda giunto al centro numero 11 in campionato. E’ ormai un copione scritto, quello recitato dal Benevento, che anche senza Insigne è riuscito a trovare il guizzo giusto per portare a casa la partita.

Dopo tre stagioni di calcio propositivo, il Sannio ha riscoperto l’arte del gioco di lotta e di governo. Da Auteri a De Zerbi, passando per Baroni e il primo Bucchi, quello del 4-3-3, la convinzione di tenere in mano il gioco per vincere aveva regnato sovrana. Ora si gioca un in un modo diverso, sicuramente meno spettacolare e propositivo rispetto all’idea proposta a inizio stagione, ma logorante per qualsiasi avversario. Forse il più adatto per una corsa a tappe, dove di frequente a fare la differenza sono i passisti. Ma si sa, il calcio è tanto amato proprio per la sua apertura a più filosofie e soluzioni. Si vince col bel gioco, ma con un grande organico si può vincere anche senza. Il resto è fatalità, coraggio. E a volte fortuna. 

Gori su Schenetti, Benevento-Cittadella del 13 Novembre 2016 

Puggioni su Settembrini, Cittadella-Benevento del 25 Settembre 2018

Montipò su Diaw, Benevento-Cittadella del 16 Febbraio 2019