È arrivato a Benevento per partecipare all’udienza preliminare di un processo su un presunto traffico di banconote e monete false, ma ha accettato di fare il punto anche su un altro caso che lo vede da tempo protagonista sulla scena giudiziaria nazionale: quello del delitto di Garlasco. L’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, accompagnato dall’avvocato Gerardo Giorgione, è stato intervistato da Anteprima24.it al termine di una mattinata passata in aula.
A margine dell’udienza, Lovati ha parlato ai nostri microfoni anche del caso Garlasco, tornato d’attualità dopo la richiesta di nuove analisi genetiche avanzata dalla Procura di Pavia. Nel video integrale dell’intervista l’avvocato fa il punto sulla posizione di Sempio, sulle nuove mosse della difesa e commenta le recenti iniziative della Procura. Un contributo importante in una vicenda che, a quasi vent’anni dal delitto, continua a sollevare dubbi, domande e polemiche.
LE PAROLE DELL’AVVOCATO
Nell’intervista rilasciata ad Anteprima24.it, l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha espresso forti critiche nei confronti della Procura della Repubblica di Pavia, definendo l’inchiesta sul delitto di Garlasco come “una indagine basata sul niente. Voglio rimarcare la linea ondivaga della Procura della Repubblica di Pavia, un capo di imputazione contraddittorio da impedire qualsiasi tipo di difesa. È un’inchiesta insidiosa”. Lovati ha sottolineato che, sebbene l’indagine sembri coinvolgere più persone, alla fine “l’unico indagato è il mio assistito”. Il legale ha annunciato l’intenzione di nominare consulenti di parte, in particolare esperti dattiloscopici, per contrastare le conclusioni dei consulenti della Procura. Lovati ha anche criticato le modalità con cui il suo assistito è stato coinvolto nelle indagini, affermando che Sempio è stato identificato e contattato telefonicamente per rifare le impronte digitali senza che lui, in qualità di avvocato, ne fosse informato: “Il mio cliente è stato identificato, è stato chiamato telefonicamente per rifare le impronte digitali, senza che io venissi informato. Io mi sono messo le mani nei capelli, ma ormai la frittata era fatta”, ha commentato.
Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto più ampio di critiche da parte della difesa riguardo alla gestione dell’inchiesta e alle modalità con cui sono state condotte le indagini. Lovati ha espresso preoccupazione per la tutela dei diritti del suo assistito e ha annunciato ulteriori azioni legali per garantire una difesa adeguata.