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Benevento – Un ritmo di vita scandito dalla speranza, dalla voglia di credere che alla fine andrà veramente tutto bene. Un ritmo di vita scandito dalle attese, tante, troppe.

Si attende quotidianamente un segnale incoraggiante, come un picco che continua a essere rinviato per poter iniziare a intravedere una piccola luce in fondo a un tunnel ancora lungo da percorrere. Si attendono gli annunci e le conferenze e mentre Conte tiene svegli gli italiani quasi fino a mezzanotte per dire (quello che già si sapeva) e non dire, Benevento vive oggi la propria personale “vigilia“.

Una città che paradossalmente non riesce un minimo a rallegrarsi neanche davanti ai numeri di un contagio che appare essere contenuto per il momento nella provincia sannita. Il timore è che chi sa stia tacendo, stia omettendo le comunicazioni. Dubbi da chiarire (si spera) domani in una conferenza stampa che vedrà protagonisti il direttore del San Pio, Mario Ferrante, il prefetto, Antonio Cappetta, il direttore dell’Asl, Gennaro Volpe, e il sindaco, Clemente Mastella. Ci diranno, come scrive il primo cittadino su facebook, “cosa è vero e ciò che è falso“, augurandoci che di vero ci siano i numeri altrimenti il rischio è che i quattro si trasformino nei custodi di un vaso di Pandora che, se scoperchiato, riverserebbe tutti i mali (sotto forma di virus) sul nostro territorio.

Sono tanti gli interrogativi, cominciando dalla storia dei 126 tamponi effettuati all’ospedale fino a una comunicazione con il mondo esterno praticamente inesistente. Sembrava aver intrapreso una giusta strada il nosocomio cittadino, scegliendo di emanare almeno un bollettino quotidiano ma evidentemente ci deve essere stato qualche nuovo intoppo se la cosa è durata un battito di ciglia.

Andrebbero chiariti tanti aspetti e tra questi anche l’uso smoderato dei social, incubatori di ansie e paure. Ne abusa lo stesso Mastella e ne abusano i cittadini per i quali, dove finiscono le loro ragioni, iniziano i loro torti. Molti non hanno ancora compreso la gravità del problema e continuano beatamente a fregarsene, ignorando anche le più semplici regole come l’uso della mascherina nei supermercati ad esempio. Semplici regole di buon senso, di civiltà che, se infrante, avranno un unico colpevole: noi stessi.

Rispettiamoci e vogliamoci bene prima di puntare il dito, dall’alba dei tempi il gesto più semplice da compiere. Ci è stato chiesto il sacrificio di restare a casa, non di armarci e partire per la guerra. Prima capiremo tutto questo, prima potremo pensare di lasciarci alle spalle questa brutta situazione. Sperando, naturalmente, che domani non si scopra alcun vaso di Pandora e che prevalga anche in conferenza la linea del buon senso. Di quello non si corre il rischio di abusarne.