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Benevento – Una nuova panchina in città, ma non è come le altre. Sorge nei pressi della Chiesa dell’Addolorata al Rione Libertà ed è di colore rosso e vuole ricordare a tutti i cittadini il terribile fenomeno della violenza ai danni delle donne nel giorno dedicato proprio alla lotta contro le prevaricazioni di genere.

La nuova panchina rossa in città, dopo quella installata nei pressi del Tribunale, vuole essere anche un ricordo e un monito per tutti: a poca distanza infatti viveva  Miriam Castelluzzo, una  giovane concittadina, promessa dello sport nazionale e Raffaella Ranauro, entrambe vittime di tale assurda violenza, due delle troppe vittime innocenti della brutalità e della spinta omicida degli uomini.

Per sottolineare il rilievo e l’importanza della Giornata e della nuova installazione erano presenti le massime Autorità come il Questore Luigi Bonagura e il comandante dei Carabinieri, Germano Passafiume.  Oltre a Miriam e Raffaella, si è voluto anche ricordare con una targa il numero nazionale antiviolenza, il 1522.

Una panchina, dunque, progettata in collaborazione da alcuni dipendenti del comune di Benevento e Giulia Lashchuk, intesa non solo come strumento di ricordo e riflessione, ma anche come punto di informazione per chi vuole intraprendere un percorso di sostegno in questo ambito. Presenti anche la presidente della consulta delle donne, Sara Furno, la consigliera delegata alle Pari Opportunità, Patrizia Callaro, il segretario provinciale della Cgil, Luciano Valle  ed esponenti della Curva Sud Benevento oltre al parroco dell’Addolorata, don Gaetano.

Vogliamo istituire l’abitudine a dire basta contro ogni forma di violenza sulle persone deboli e indifese. Dedichiamo questa panchina a due donne scomparse, dobbiamo rispettare queste persone speciali”, ha dichiarato l’assessore comunale Gerardo Giorgione. Il primo cittadino, Clemente Mastella ha quindi voluto sottolineare: “E’ una piccola testimonianza per sensibilizzare una tematica troppo importante. Ho sentito i racconti dei familiari di Miriam. Quest’ anno si contano 90 vittime per questo tipo di violenza, bisogna fermarla. La violenza sulle donne non è mai consenziente”. 

Presente anche Clorinda, la figlia di Raffaella Ranauro che nel 2013 fu  uccisa per mano dell’uomo che aveva sposato e con il quale aveva avuto tre figli: “Io e miei fratelli per superare quei terribili momenti ci siamo proiettati al futuro. Non ci siamo mai fermati, ci siamo fatti forza con mia nonna e siamo andati avanti. Ero 18enne quando avvenne la tragedia. Non avevo capito nulla, non avevo avuto nessun presentimento, ero concentrata sugli studi. Non avevo carpito nessun segnale”.