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Nulla da fare, anzi è arrivato un provvedimento ancora più duro da parte del Tribunale di Bergamo, nella composizione collegiale dei magistrati: dott.ssa Maria Magrì Presidente, dott.ssa Veronica Marrapodi Giudice e la dott.ssa Rosa Maria Alba Costanzo Giudice relatore, chiamata a valutare il reclamo da parte del 36enne di origine di Avellino (avvocati Paola Maino e Sara Ferrari), attualmente residente a Bonate Sotto, in provincia di Bergamo dopo la condanna ricevuta il 5 luglio. Il giudice, all’epoca, esaminando una serie di gravi episodi documentati da registrazioni audio, denunce e referti medici, ha stabilito il divieto per l’uomo di avvicinarsi alla moglie e ai figli minori per un periodo di sei mesi.

La decisione è arrivata a seguito di un ricorso presentato a maggio dalla moglie, una donna di Benevento poco più che quarantenne (avvocato Davide D’Andrea), che ha denunciato comportamenti reiterati di violenza verbale, psicologica e, in alcune circostanze, anche fisica, sia nei suoi confronti che nei confronti dei figli. Tra il materiale prodotto in giudizio c’erano diversi file audio.

Un’analisi che aveva condotto al divieto di avvicinamento alla casa coniugale e ai luoghi abitualmente frequentati dalla moglie e dai figli (inclusi scuola e domicilio dei familiari), oltre al coinvolgimento dei servizi sociali.

Il 36enne ha presentato reclamo avverso questa Ordinanza con la difesa che, tra le motivazioni, ha puntato sulla mancanza della abitualità degli episodi, 5 in 7 mesi, sulla cessazione della condotta a partire da marzo 2025 e su file audio che avrebbero indotto in errore il Giudice.

Alla fine l’Ordonanza di primo grado non solo è stata confermata, ma rincarata con il rigetto del reclamo, la conferma dell’incarico già conferito ai servizi sociali competenti, incaricandoli di verificare le condizioni psicofisiche dei minori e attivare, se ritenuto
necessario o anche solo opportuno, un percorso psicologico per gli stessi. Allo stesso servizio sociale è stato dato l’onere di segnalare tempestivamente alla competente Procura Minorile eventuali situazioni di pregiudizio, anche solo potenziale, che possano sorgere per i minori. Inoltre è arrivata la condanna per il 36enne al pagamento di 2mila euro e al versamento di un importo ulteriore a titolo di contributo.

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