- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Tremilatrecento case abusive edificate venti anni fa, case in nessun modo condonabili nonostante sorgano in zona senza alcun vincolo e abitate da famiglie non abbienti, che non hanno altre sistemazioni. Sono i cosiddetti “abusi di necessità”, una situazione ormai esplosa nei tre comuni del Casertano di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna, quasi un ‘unica città senza discontinuità territoriale di circa 45.000 abitanti, il cui tessuto edilizio oltre ai centri storici è costituito quasi esclusivamente da case uni o bifamiliari su piccoli lotti di terra; e il fenomeno riguarda quasi 10mila persone, ovvero il 20% della popolazione. Il due settembre scorso una di queste abitazioni dove vivevano le famiglie di due fratelli disoccupati con quattro bimbi piccoli, non ancora completata, è stata abbattuta a Casal di Principe.

Ci sono state proteste, e il sindaco Renato Natale si è dimesso, e non è ancora tornato sui suoi passi. A Casal di Principe sono in totale 1.400 le case abusive da abbattere e tuttora abitate da famiglie non abbienti – per 250 ci sono gli ordini esecutivi di demolizione – a San Cipriano d’Aversa, sono 1600 le case abusive da demolire, mentre a Casapesenna sono trecento. Il sindaco di San Cipriano Vincenzo Caterino, ha così scritto una lettera, condivisa anche con quello di Casapesenna Marcello De Rosa, ai ministri Mara Carfagna (Sud e Coesione Territoriale), Luciana Lamorgese (Interno), Andrea Orlando (Lavoro), Marta Cartabia (Giustizia) ed Enrico Giovannini (Infrastrutture), per spiegare il perché della contrarietà agli abbattimenti, che ha portato Natale a dimettersi. “L’abusivismo edilizio è un fenomeno che ha molti distinguo – scrive Caterino – tuttavia la nostra attenzione riguarda solo gli abusi edilizi comunemente definiti ‘abusi di necessità’.

Le 3.300 case da abbattere sono case di famiglia, costruite, abitate e mantenute dai proprietari, quindi non frutto di ‘speculazione edilizia’, ma costruzioni di necessità. Sono state costruite in assenza di piani urbanistici, quindi in condizioni in cui i cittadini non hanno colpa e in zone in cui i comuni non hanno vincoli di alcun tipo, né archeologico, né paesaggistico, ma solo monumentale di alcuni rari edifici, né idraulico, per la assoluta mancanza di corsi d’acqua e di aree sondabili, né sismico, per la mancanza di aree a rischio. Allo stato delle leggi gli edifici non sono condonabili perché non è possibile la ‘doppia conformità’, mancando quella con il piano all’epoca della costruzione, che non c’era. Mentre per logica i Prg vigenti e quelli in preparazione riconoscono le aree come edificabili per cui esiste la seconda conformità richiesta. Per assurdo i proprietari potrebbero demolire la casa esistente, atterrando l’abuso, e chiedere a norma la ricostruzione di una nuova casa. L’unica soluzione possibile è una legge di Housing Sociale”