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“Illustrissimo ministro Cartabia, emani una direttiva che obblighi tutte le Procure a  rinviare l’esecutività delle demolizioni a dopo la fine dell’emergenza sanitaria, almeno laddove sussistano situazioni di fragilità sociale”. E’ questo il “cuore” dell’appello che il sindaco di Casal di Principe (Ce) Renato Natale ha fatto recapitare due giorni fa in una lettera al Guardasigilli Marta Cartabia, relativo al fenomeno dell’abusivismo edilizio e alla connessa attività di abbattimento di immobili dichiarati abusivi con sentenza, che a Casal di Principe sono 190.

Il problema è che molti di questi immobili sono prime case abitate da famiglie indigenti, che li hanno tirati su negli anni, con grandi sacrifici, quando non c’era alcuno strumento urbanistico comunale, il cui abbattimento avrà pesanti ricadute sul piano socio-economico, trattandosi di proprietari che sono per lo più muratori e persone che hanno lavori precari che svolgono spesso in altre regioni. La lettera di Natale alla Cartabia ha la sua genesi proprio in un episodio avvenuto di recente a Casal di Principe, dove la Procura di Santa Maria Capua Vetere, che nell’ultimo anno e mezzo ha lanciato nel Casertano una vera e propria offensiva contro i manufatti dichiarati abusivi con sentenza, abbattendone una ventina (cosa mai fatta prima), voleva abbattere una casa abitata da due famiglie con figli piccoli.

La procedura è stata sospesa dalla Procura guidata da Maria Antonietta Troncone su richiesta del sindaco Natale, ma fino a fine maggio, per dare modo al Comune di trovare una sistemazione alternativa ai due nuclei familiari. I tre avvisi pubblici fatti dal Comune che cercava case da fittare sono andati a vuoto, ma in compenso l’Agenzia dei Beni Confiscati, sollecitata dal sindaco Natale, ha consegnato le chiavi di alcuni immobili sottratti ai clan e ubicati a Casal di Principe, che potrebbero servire a sistemare le due famiglie, anche se ci vorranno al meno due mesi per le verifiche di legge e renderli abitabili. Il problema dunque, solo rinviato, si riproporrà tra poche settimane, e anche in futuro, visti i 190 immobili da abbattere; peraltro a Casal di Principe si contano 1500 case abusive, per le quali arriveranno presto o tardi sentenze di condanna.

Nella lettera, Natale ricorda di aver “combattuto per una vita intera contro l’illegalità e contro la camorra che per decenni ha tenuto sotto una vera e propria dittatura militare e criminale la mia città. Fra gli anni ’80 e ’90 più di 750 persone sono  state uccise in questo territorio, dove l’unica legge da rispettare era la volontà del clan. In tutti quegli anni l’attività edilizia in queste terre  non rispondeva ad alcuna regola urbanistica. Del resto un Piano regolatore ha visto la luce solo nel 2006.  Ai cittadini che volevano costruirsi una abitazione,  non veniva data alcuna indicazione, alcun punto di riferimento normativo. Questo faceva il giogo della camorra che aveva un solo interesse:  che la gente costruisse.  Tanto aveva  il controllo dell’intero ciclo del cemento. La domanda in questo caso la devo fare io: lo Stato dov’era?”

Il sindaco, figura simbolo della lotta sai Casalesi, ammette ovviamente che le case abusive sono frutto di un’attività illegale, e dimensioni sono tali da porre più di un problema, con il rischio che l’applicazione della legge possa comportare e determinare una serie di conseguenze gravi per tutta la città, fino al punto che la legalità non si coniuga più con la giustizia”. Natale ribadisce poi che gli abbattimenti sono a spese del Comune, che per procedere deve fare dei mutui. “Il Comune di Casal di Principe, in collaborazione con le Procure, ha già provveduto ad abbattere altre abitazioni nel corso degli ultimi anni, per lo più scheletri, case non abitate; finora abbiamo speso un 1,3 milioni di euro ‘ una somma enorme per le nostre casse e che già quest’anno ci fanno chiudere il consuntivo con un notevole disavanzo. Visto che ancora in questi giorni le varie procure ci sollecitano per altri mutui, per altre demolizioni, entro un due o tre anni il Comune di Casal di Principe dovrà dichiarare il dissesto finanziario a causa di questi debiti. Intanto ogni casa abitata abbattuta richiede un intervento di tipo sociale: trovare dove mettere chi resta senza casa, fornire l’assistenza necessaria a chi vive in un disagio socio economico, tutte cose non sopportabili per i nostri bilanci. Ecco perché alla fine l’applicazione della legge diventa inconciliabile con criteri di economicità e di giustizia” conclude Natale.