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Caserta – Era in auto con le valige pronto probabilmente a darsi alla macchia, ma la Squadra Mobile di Caserta è stata più veloce e lo ha acciuffato portandolo in carcere. E’ finita prima ancora di iniziare la fuga del 50enne esponente del clan Belforte di Marcianise Antono Zarrillo, fratello di Concetta, moglie di Salvatore Belforte, fondatore del clan e ormai ex collaboratore di giustizia, che proprio pochi giorni fa ha ricevuto il provvedimento di revoca della protezione visto che le sue dichiarazioni sono state ritenute non attendibili. Antonio Zarrillo è stato arrestato perché è diventata definitiva la condanna a suo carico a 19 anni e 9 mesi di reclusione per l’omicidio del 23enne Francesco Sagliano, avvenuto il 4 ottobre del 2003.

Fino a qualche giorno fa Zarrillo ha continuato a lavorare nell’azienda di rifiuti che a Caserta gestisce la raccolta, l’Ecocar, dove è stato assunto anni fa e dove è sempre ritornato nonostante gli arresti subiti negli anni. Da qualche giorno però non si faceva più vedere a lavoro, perché aveva appreso che la sentenza che lo riguardava era passata in giudicato.

La Squadra Mobile di Caserta lo ha sorpreso in auto e gli ha notificato l’ordine di carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Napoli. Il delitto Sagliano fu commesso 14 anni fa nell’ambito della faida tra i clan camorristici “Piccolo” e “Belforte” di Marcianise per la supremazia nella gestione delle attività illecite e in particolare del racket delle estorsioni. Il cadavere del giovane, attinto da numerosi colpi d’arma da fuoco, fu rinvenuto dagli uomini della Mobile nella serata del 3 ottobre del 2003, a seguito delle segnalazioni pervenute sulle linee 113 della Questura di Caserta.

Le indagini hanno accertato che Sagliano viaggiava a bordo di Lancia Y 10 “elefantino” quando fu inseguita e raggiunto da una pioggia di proiettili sparati da parte di diverse persone che erano a bordo di un’altra auto, poi risultata provento di furto; nel tentativo di sfuggire all’agguato, il giovane imboccò via Santoro dove, a causa dei lavori di rifacimento della rete fognaria fu costretto a fermarsi; tentò la fuga a piedi ma venne raggiunto dai killer che esplosero contro di lui ulteriori colpi d’arma da fuoco, causandone la morte.