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Riceviamo e pubblichiamo dall’associazione Mondragone Bene Comune.

“I nostri soliti detrattori sbotteranno:<uffa, ancora critiche, non sanno fare altro!> e passeranno –come sempre– oltre. Anche perché stavolta le critiche sono addirittura dieci. 1. Le “aree per attività collettive, verde pubblico e parcheggi” sono per gran parte rimaste inattuate o peggio realizzate in parte con attrezzature diverse oppure occupate da edilizia privata. Molte aree che il PRG (approvato nel 2005) destinava ad “attività miste, residenziali e produttive” oppure “miste turistiche, residenziali e produttive” non sono state attuate rimanendo tuttora libere. 2. Analogamente per molte delle superfici destinate “ad uso residenziale temporaneo” si verifica l’analoga stasi. 3. Anche per le attività produttive è riscontrabile una sostanziale inattuazione delle previsioni di Piano. Le “aree per attività industriali non compatibili” lungo il Savone, già derivate da una previsione del precedente Programma di Fabbricazione, permangono sostanzialmente inedificate a meno di puntuali impianti industriali legati alla trasformazione di prodotti agricoli. 4. Analogo destino anche per l’area in località san Paolo per “attività artigianali non compatibili” così come tutto il sistema legato all’attività diportistica prevista con tutte le funzioni connesse non hanno trovato attuazione anche per la contemporanea dislocazione, ancora non realizzata, dell’attuale impianto di depurazione. 5. Diversamente il territorio ha incentivato la presenza di puntuali attività produttive che si sono potenziate portando in evidenza la logica di occupazione del suolo incoerente con una visione di scala ampia e soprattutto il marcato individualismo che rende fattibili gli interventi singoli mentre quando è richiesto l’accordo tra più soggetti non trovano attuazione. 6. Tutte le destinazioni pubbliche in area costiera hanno seguito un analogo destino: parchi naturali a tutela delle residue risorse naturali (foce morta, Fiumarelle, Savone) sono rimasti destinazioni sulla carta. 7. Anche le destinazioni che avrebbero potuto incrementare e favorire l’offerta turistica legandola alla ricchezza di risorse storiche e archeologiche (terme, siti archeologici, …) sono rimaste previsioni prive di riscontro. 8. Tutto il territorio costiero si è urbanizzato in modo disordinato, anche per finalità turistiche. 9. Il verde in ambito urbano occupa il 33,29%, 210 ettari sul totale urbano di 632, ovvero un terzo. Di questo terzo ben il 74%, (circa 150 ha), è censito come incolto cioè appezzamenti attualmente non coltivati, ricoperti da vegetazione erbacea ed arbustiva spontanea, nonché terreni agricoli in abbandono, terreni localizzati in prevalenza a ridosso delle zone urbanizzate o di espansione lungo la costa, inserite maggiormente in un sistema ancora fragile e di mancata urbanizzazione, questi terreni mostrano un forte degrado, diventati contenitori di scarti urbani e interessati da fenomeni di incendi estivi. 10. L’assoluto degrado in cui versa attualmente la riviera, a nord fortemente compromessa da una incontrollata attività turistico-residenziale, a sud con la proliferazione di una edilizia precaria e lo sfruttamento di molte cave di sabbia abusive. Insomma, queste 10 critiche (ma ci sono tanti altri elementi, dati e analisi su cui ritorneremo) ci dicono che abbiamo sprecato 15 anni da quando è stato approvato il PRG senza fare nulla di ciò che era stato pianificato e programmato e che si doveva fare. Ma chi è che fa queste 10 critiche? Sono i soliti dell’Associazione Mondragone Bene Comune? E no, queste sono critiche tecniche messe nero su bianco nella proposta preliminare di Piano Urbanistico Comunale, redatto dalla Pica Ciamarra Associati. Stiamo parlando dello strumento urbanistico generale chiamato a disciplinare la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale di Mondragone http://www.comune.mondragone.ce.it/archivio10_notizie-e-comunicati_0_314.html, che rischia di passare sostanzialmente inosservato. Altro che partecipazione!  Ritorneremo sul Piano proposto, ove abbiamo trovato analisi (soprattutto socio-economiche) che andiamo sviluppando anche noi da tempo (grazie soprattutto ai lavori scientifici di Ugo Di Girolamo, che in questi anni sono stati per noi un punto di riferimento), metodologie partecipative per le quali ci sgoliamo– inascoltati– da anni, spunti e proposte che abbiamo già delineato nel programma (inattuato) di Pacifico, ma anche qualche dato un po’ vecchiotto ed elementi non condivisibili. Non sarà però certamente il PUC a cambiare la città: anche il piano più bello e innovativo messo nelle mani sbagliate, come sono quelle dell’Amministrazione Pacifico, resterà purtroppo “lettera morta”, un mero, formale (e costoso) adempimento. Come è già successo con il PRG.  Dare il PUC nelle mani di questi <dilettanti allo sbaraglio> è come <rà è carte e musica mman ò barbiere e lanterne mman e cecat>”.